History

The Who Sell Out, il concept sperimentale degli Who

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Author image Gianluigi Riccardo

15 dicembre 2025 alle ore 13:53, agg. alle 14:20

Un mix bizzarro tra jingle radiofonici, spot fittizi e canzoni di vario genere sono gli elementi di uno degli album più interessanti e sottovalutati degli Who

Gli Who nel 1967 erano una band in piena evoluzione. La loro immagine era ancora legata al movimento mod, alle chitarre aggressive di Townshend, alla batteria esplosiva di Keith Moon e alla voce potente di Daltrey, ma dentro di loro c’era già il seme di qualcosa di più grande.

Dopo il successo di A Quick One, che aveva introdotto elementi narrativi e sperimentali, Pete Townshend cominciava a guardare oltre la semplice canzone rock: voleva raccontare il mondo in modo più complesso, giocoso, ironico.

The Who Sell Out è nato in questo momento di transizione, quando la band stava maturando musicalmente ma restava profondamente connessa al contesto culturale londinese e al pop commerciale dell’epoca.

Il contesto storico e il momento della band

L’Inghilterra del 1967 era un laboratorio creativo. La Swinging London era al culmine: Beatles e Pink Floyd sperimentavano psichedelia, moda e cultura pop, e i giovani seguivano nuove icone e nuovi suoni.

Gli Who, pur avendo già un seguito solido, sentivano il bisogno di distinguersi. Non volevano imitare i colleghi, ma piuttosto esplorare il rapporto tra musica, pubblicità e consumismo.

Il disco nasce in un momento cruciale per la band: dopo due album che avevano definito il loro stile aggressivo e teatrale, Townshend cominciava a pensare alla musica come narrazione e commento sociale.

L’idea di inserire falsi spot pubblicitari tra un brano e l’altro nasce da questa consapevolezza: riflettere sul modo in cui la musica e i media influenzano il pubblico, senza rinunciare all’ironia e al divertimento. Il titolo stesso, The Who Sell Out, è provocatorio: sembra un’accusa, ma in realtà è una dichiarazione di osservazione lucida e giocosa del mondo contemporaneo.

La band aveva appena finito un periodo di intensa attività live e di registrazioni: Moon e Entwistle erano in piena forma creativa, Townshend al massimo della vena compositiva e Daltrey padrone della scena vocale. Tutti erano pronti a sperimentare, e il risultato fu un album che combinava brani originali, canzoni pop catchy e inserti pubblicitari con un tono mai visto prima nel rock.

Il concept di The Who Sell Out

Il cuore di The Who Sell Out è il suo concept: un finto palinsesto radiofonico, che alterna canzoni e spot pubblicitari. Gli Who reinterpretano la radio commerciale, mescolando ironia e critica sociale. Alcuni jingle erano veri riferimenti a prodotti britannici dell’epoca, come deodoranti, fagioli in scatola o profumi, altri erano completamente inventati. L’effetto è quello di un collage sonoro, in cui il confine tra arte e consumo si fa sottile, e ogni canzone diventa parte di un’esperienza globale, quasi teatrale.

Townshend scrive con un’abilità sorprendente: “I Can See for Miles”, il singolo principale, è un brano di potenza devastante, con riff taglienti e una batteria inarrestabile. Nonostante l’ambizione del pezzo, non raggiunge il successo commerciale sperato, ma rimane una delle canzoni più iconiche della band. “Tattoo”, con il suo tono leggero e malinconico, esplora temi di identità e appartenenza, mentre “Odorono” è un piccolo gioiello di ironia musicale che fonde il jingle pubblicitario con il racconto personale. Brani come “Mary Anne with the Shaky Hand” giocano sull’ambiguità e sul doppio senso, mostrando la versatilità lirica di Townshend.

Il processo di registrazione fu complesso: gli Who erano abituati alla furia dal vivo, ma in studio dovevano contenere e organizzare la propria energia. Moon, instabile e imprevedibile, trasformava le session in un mix di caos e genialità, mentre Entwistle e Townshend lavoravano per creare armonie e arrangiamenti sofisticati.

I jingle pubblicitari, spesso registrati all’ultimo minuto, aggiungevano un ulteriore livello di complessità, rendendo l’album un esperimento sonoro unico.

L’artwork è parte integrante dell’esperienza. La copertina ritrae ciascun membro della band immerso in pubblicità surreali: Daltrey in una vasca di fagioli Heinz, Townshend che si spruzza il deodorante Odorono, Moon intento in una crema abbronzante, mentre Entwistle appare in una posa pubblicitaria altrettanto grottesca. L’effetto è ironico, pop e leggermente grottesco, anticipando la pop-art e il lavoro di artisti come Richard Hamilton e Peter Blake. Non è solo un’immagine da copertina: è un commento visivo al concetto stesso del disco.


Gli aneddoti su The Who Sell Out

Gli aneddoti legati alla creazione dell’album sono numerosi. Durante le registrazioni, Moon arrivava spesso in ritardo o dimenticava parti dei brani, costringendo Townshend e il produttore Kit Lambert a improvvisare. Molti dei jingle pubblicitari furono registrati in sessioni separate, talvolta con strumenti non convenzionali, creando effetti sonori eccentrici che oggi sono parte del fascino del disco.

La scelta di inserire spot veri e inventati era una sfida: la band doveva bilanciare ironia e autenticità, senza che il concetto risultasse pesante o didascalico.

In più, il singolo “I Can See for Miles” è una storia a sé. Pete Townshend lo considerava il pezzo più potente mai scritto dagli Who, capace di competere con i grandi successi contemporanei.

Quando non raggiunse il vertice delle classifiche, fu una delusione, ma col tempo è diventato un simbolo della genialità della band.

Altri brani come “Relax” e “Rael” mostrano un lato più sperimentale e surreale della scrittura, mentre “So Sad About Us” resta un piccolo inno d’amore adolescenziale, semplice ma perfettamente costruito.


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