ROCK’N’ROLL ANIMAL: la potenza rock assoluta di Lou Reed dal vivo
27 ottobre 2025 alle ore 10:13, agg. alle 11:33
ROCK’N’ROLL ANIMAL è il vertice rock di Lou Reed: un live feroce, elegante e viscerale che trasforma il suo repertorio in pura potenza elettrica.
Registrato il 21 dicembre 1973, ROCK’N’ROLL ANIMAL cattura Lou Reed nel suo momento più feroce e luminoso. Quello che doveva essere un disco calcolato, concepito per rilanciare un artista in una fase controversa della sua carriera, diventa un manifesto di energia rock e una lezione di stile, suono e intensità.
Scomparso il 27 ottobre 2013, Lou Reed lascia con questo live una delle prove più potenti della sua carriera. Grazie al duello di chitarre tra Steve Hunter e Dick Wagner — coppia poi diventata iconica nel rock — l’album oltrepassa ogni intento commerciale per trasformarsi in pura mitologia elettrica.
Un live per rilanciarsi
Come tutti gli album leggendari del rock, ROCK’N’ROLL ANIMAL ha una storia che va oltre la musica. È il disco che per molti rappresenta il vertice della potenza espressiva di Lou Reed: il suo presidio rock più glorioso. Un album in cui l’artista newyorkese, solitamente associato alla sperimentazione, al nichilismo poetico e all’abbattimento di ogni regola stilistica, si mostra in una forma diversa: essenziale, carnale, travolgente. Perché Lou Reed, ricordiamolo, è stato tutto e il contrario di tutto. Dal pop raffinato di TRANSFORMER alla brutalità sonora di METAL MACHINE MUSIC, dai bozzetti urbani che anticipano il punk alla psichedelia ipnotica dei Velvet Underground, ha sempre scelto di disorientare. Eppure, nel 1974, con ROCK’N’ROLL ANIMAL, decide di farsi catturare nella sua veste più immediata e rock’n’roll. Il contesto è cruciale. Dopo il trionfo di TRANSFORMER – prodotto da David Bowie e Mick Ronson, con perle come “Perfect Day”, “Vicious” e l’iconica “Walk on the Wild Side” – Lou Reed attraversa un momento complicato. Il successivo BERLIN, oggi considerato un capolavoro, all’epoca fu accolto con freddezza: cupo, disturbante, troppo avanti per essere compreso. Reed, schiacciato tra l’eredità dei Velvet Underground e la pressione del successo solista, decide allora di realizzare un live che riporti al centro la sua natura più viscerale e fisica. Nasce così ROCK’N’ROLL ANIMAL, registrato il 21 dicembre 1973 alla Howard Stein Academy of Music di New York e pubblicato nel febbraio 1974. In teoria, un’operazione “facile”: un live che rilegge i classici dei Velvet Underground con arrangiamenti più diretti. Invece, In pratica, succede un miracolo: quello che doveva essere un disco “di mestiere”, costruito a tavolino per rilanciare la sua immagine, diventa un’esplosione di vita, un album storico che ribalta le intenzioni di partenza e restituisce Lou Reed al centro della scena con una forza rock imprevista.
Un contrasto unico
Il merito va a una band stellare: Steve Hunter e Dick Wagner alle chitarre, Prakash John al basso, Pentti Glan alla batteria e Ray Colcord alle tastiere. Due chitarristi provenienti dal mondo di Alice Cooper, portatori di una tecnica potente ma sempre al servizio del groove. Le loro chitarre si inseguono, si armonizzano, si infiammano in assoli lunghi, gloriosi, mai gratuiti: bluesy, sensuali, sanguigni. È il suono di una stagione che tiene un piede nel prog e nell’hard rock, e l’altro già proiettato verso il punk. Brani come “Sweet Jane”, “Heroin” e “Rock’n’Roll” si trasformano in epifanie elettriche: i duelli di chitarra, la sezione ritmica lineare e poderosa, le tastiere torbide che mantengono un’eco dei Velvet. Sopra tutto, la voce di Reed: algida, distaccata, quasi new wave, in contrasto perfetto con la sensualità ardente della band. È un paradosso unico nella storia del rock: un artista gelido e cinico sostenuto da una band caldissima, viscerale.
Chitarre strepitose
Hunter e Wagner diventeranno una coppia leggendaria, suonando ancora insieme con Lou Reed in SALLY CAN’T DANCE (1974), ma anche con Peter Gabriel nel suo album d’esordio. Hunter collaborerà poi con i Kiss, con Aerosmith e persino, all'inizio degli anni '90, con David Lee Roth. E qui c’è un dettaglio che dice tutto: in quegli anni David Lee Roth aveva suonato con tre dei più grandi chitarristi della storia – Eddie Van Halen, Steve Vai e Jason Becker – ventenni che stavano riscrivendo le regole della chitarra rock. Eppure, per il nuovo album A LITTLE AIN'T ENOUGH, chiama un “vecchietto” di quarant’anni, Steve Hunter, che ancora non aveva rivali nella sua capacità di fondere la durezza dell’hard rock con la veracità e la profondità del blues. Così, nato come una strategica operazione commerciale costruita a tavolino, ROCK’N’ROLL ANIMAL finisce invece per confezionare sia una delle più potenti e rappresentative testimonianze rock di Lou Reed, sia un album con alcune delle migliori schitarrate della storia del rock.