History

Queen, le provocazioni di Bicycle Race e Fat Bottomed Girls

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Author image Gianluigi Riccardo

13 ottobre 2025 alle ore 16:20, agg. alle 17:44

Il 13 ottobre del 1978 i Queen fecero scandalo con il singolo doppio A side Bicycle Race / Fat Bottomed Girls

Nel 1978 i Queen stavano vivendo, a ben vedere, una fase di grande slancio ma anche di transizione.

Dopo aver conquistato il grande pubblico con album come A Night at the Opera (1975) e A Day at the Races (1976), e aver consolidato l’immagine di band eclettica e ambiziosa, con News of the World (1977) e i singoli “We Will Rock You” / “We Are the Champions”, la pressione era alta. Il pubblico pretendeva innovazione, spettacolarità, ma anche coerenza con l’identità della band.

Fu in questo contesto che venne concepito Jazz, settimo album studio dei Queen, un disco che già nel titolo suggerisce una certa apertura stilistica e desiderio di spazi ampi, di sperimentazione. È in quel periodo che Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon si trovarono a riflettere su come unire il divertimento alla qualità, come stupire senza sacrificare la sostanza. E fu così che nel cuore delle sessioni nacquero due brani destinati a essere legati a doppio filo: “Bicycle Race” e “Fat Bottomed Girls”.

Quando uscì il singolo – 13 ottobre 1978 in Gran Bretagna – non fu un A-side con B-side: i Queen scelsero di pubblicarlo come doppio A-side. 

 Il progetto “doppio A-side” non era inedito (i Queen stessi lo avevano usato con “We Will Rock You / We Are the Champions”), ma in quel caso il senso era più forte: le due canzoni si richiamavano a vicenda, avevano un dialogo interno.

A livello commerciale, il singolo ottenne buoni risultati: arrivò al numero 11 nelle classifiche inglesi e al numero 24 nella Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. 

 Non era un successo travolgente come “Bohemian Rhapsody” o “Somebody to Love”, ma mostrava che i Queen, anche in un momento di svolta, mantenevano peso e capacità di scelta coraggiosa.


La provocazione della copertina

Non si può parlare di questo doppio singolo senza affrontare la copertina che lo accompagnava — ribelle, audace e perfino “scandalosa” per l’epoca.

La copertina ufficiale del singolo mostrava la vista posteriore di una donna in bici, in cui erano dipinti – con vernice rossa – degli slip per coprire la nudità effettiva. 

 In altri casi, versioni con nudità più esplicita erano previste, ma molte catene di negozi si rifiutarono di distribuirle, costringendo la casa discografica a ridurre il “contenuto provocatorio”. 

Si dice che la copertina originale fosse una fotografia integrale di nudo posteriore, ma che l’opposizione dei distributori abbia imposto la modifica. 

Nel corso del tempo furono prodotte varianti – versioni “ridotte”, edizioni nazionali con censura locale – per adeguarsi alle sensibilità dei mercati. 

La copertina, più del brano stesso, generò discussioni: era erotica? provocatoria? puramente commerciale? Nell’Inghilterra tardo-settanta, gruppi religiosi e conservatori non videro di buon occhio un’immagine di donna in bicicletta quasi nuda legata a un prodotto musicale. Allo stesso tempo, per i fan e per i media rock, era un colpo pubblicitario geniale: l’immagine rimane impressa, genera curiosità, costringe a parlare.

In certi negozi la copertina originale non veniva messa in vetrina; in altre circostanze veniva oscurata o sostituita. L’effetto fu che il singolo acquistava anche un’aura di proibito, di “oggetto rock”. Nei paesi con censure più rigide, circolarono versioni alternative o completamente diverse

Bicycle Race, singolo audace

La genesi di Bycicle Race è legata all’osservazione (o all’immaginazione) di una tappa del Tour de France che passava vicino al luogo dove i Queen stavano registrando Jazz.

In particolare, si narra che Freddie fosse affascinato dall’idea della corsa in bicicletta, dei campioni, della leggerezza e del movimento come metafora romantica del viaggio e della competizione.

Musicalmente, “Bicycle Race” è un brano che mostra la capacità del gruppo di giocare con la forma: inizia con il ritornello a cappella (senza strumenti), poi si sviluppa in strofa, ponte, ritorno al coro; contiene modulazioni, cambi di metrica, armonie vocali stratificate, e un intermezzo con campanelli da bicicletta.

Nel testo, Mercury si diverte con immagini sbilanciate, con l’idea di “gara” applicata al desiderio, con il contrasto tra la velocità del corpo e la lentezza delle emozioni. Versi come “You say black, I say white / You say bark, I say bite” giocano sull’antinomia, mentre il richiamo al “fat bottomed girls” è esplicito: «Fat bottomed girls, they’ll be riding today / Get on your bikes and ride!» — un appello scherzoso, provocatorio, autoironico.

La ricezione fu mista – molti apprezzarono l’audacia, il testo brillante, la leggerezza del brano – ma non mancò chi lo considerò frivolo, troppo giocoso per una band che aveva anche aspirazioni eroiche. Il video promozionale, inevitabilmente, divenne un fulcro di discussione.



Uno degli aneddoti più noti: per girare il video, i Queen reclutarono 65 modelle che dovevano pedalare completamente nude in un circuito nel Wimbledon Greyhound Stadium. 

 La produzione avrebbe affittato le biciclette da un rivenditore (spesso citato come Halfords), ma quando l’azienda scoprì l’uso “improprio” denunciato — ossia l’uso senza abbigliamento — pretese che il gruppo acquistasse almeno le selle. 

Nel montaggio originale del video furono adottati effetti speciali per occultare la nudità; diverse versioni furono censurate o bandite in vari paesi. 

Non è difficile immaginare le reazioni dell’epoca: da un lato l’ironia rock, il prendere in giro il puritanesimo; dall’altro, platee che faticavano a digerire simili provocazioni. Brian May in seguito riconobbe che la componente sessuale era sempre presente nella musica, e che i Queen – pur con ironia – stavano cercando di esplorare quel confine. 

In alcuni Paesi , il video fu fortemente censurato o non mostrato affatto. 

Nonostante tutto, “Bicycle Race” consolidò la reputazione dei Queen come band che non temeva di mescolare provocazione e musica raffinata.


Il legame con Fat Bottomed Girls

In Fat Bottomed Girl, May celebra le donne “formose” con tono ironico e quasi epico. Non è (o almeno non può essere ridotto a) un mero elogio sessuale: emerge una certa dichiarazione di gusto, un rovesciamento dello stereotipo classico della bellezza.

I versi riconoscono che il narratore è stato “un ragazzo magro” che non capiva, ma che “massa grande” lo ha convertito al piacere. Ci sono richiami alla vita del musicista, ai viaggi con la band, alle donne che incontra lungo la strada: non è solo volgarità, ma una visione narrativa con un “io” che dialoga con il mondo.

Quando si raggiunge la parte finale, il brano si fonde con “Bicycle Race”: Mercury urla «Get on your bikes and ride!», mentre “Bicycle Race” include «Fat bottomed girls, they’ll be riding today». Il doppio riferimento rafforza l’idea che i due brani sono parte dello stesso universo, due facce della stessa medaglia.

Musicalmente, “Fat Bottomed Girls” è costruito su una struttura rock potente, con l’uso (raro per i Queen) di un accordatura Drop D, che dà al pezzo una sonorità più “massiccia”. 

 Il riff principale è diretto, aperto, impuramente blues, e il coro è fatto per essere urlato dal pubblico: «Fat bottomed girls / You make the rocking world go round».

Alcuni lo trovarono una divertente parodia, altri una dichiarazione di gusto contro i modelli estetici dominanti.

Non mancarono le polemiche: in particolare, alcuni interpretarono certi versi come ambiguamente degradanti o potenzialmente controversi — anche se la maggior parte delle reazioni era di puro intrattenimento.

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