Ozzy e il 'piano B' in vista dell'addio
06 ottobre 2025 alle ore 12:49, agg. alle 13:26
Nella biografia Last Rites Ozzy rivela quale sarebbe stato il piano nel caso non fosse riuscito a salire sul palco di Back To The Beginning
Quando un mito decide di chiudere il sipario, il dietro le quinte diventa può mostrare molti aspetti interessanti.
E Ozzy - fatalmente poco più di due settimane prima della sua morte - il sipario lo ha chiuso nel migliore dei modi dando vita a quello descritto come il 'Live Aid del metal' e portando nella sua Birmingham il meglio della scena mondiale per un ultimo inchino davanti ai fan.
L'evento - quel Back To The Beginning che il 5 luglio 2025 ha radunato al Villa Park nomi che vanno dai Metallica ai Tool a Steven Tyler e Yungblud - ha segnato il saluto finale dei Black Sabbath nella formazione storica e, inevitabilmente, di Ozzy.
Un processo organizzativo lungo che tra alti e bassi, preoccupazioni, tensioni e problemi di salute è stato documentato nel documentario di Paramount+ "Ozzy Osbourne: No Escape From Now" e nella biografia "Last Rites", entrambi in uscita il 7 ottobre.
Il piano B di Ozzy e Last Rites
Una delle rivelazioni più toccanti arriva dalle pagine della seconda autobiografia di Ozzy, "Last Rites" e dai dettagli svelati sul cosiddetto “backup plan” che Sharon Osbourne avrebbe previsto per la serata dell’addio, il Back to the Beginning.
Cosa sarebbe successo se, nonostante tutti gli sforzi, Ozzy non fosse stato in grado di cantare?
In alcuni estratti di Last Rites apparsi in anteprima in rete, è Ozzy stesso a raccontare i tormenti che covava in vista di quel giorno: la pressione, la paura del vuoto scenico, l’ossessione di non deludere.
Come sempre in questi casi, era arrivata Sharon — manager, moglie, custode dell’immagine — imponendo che che non ci fosse piano B tecnico:
Se Ozzy non fosse stato in grado di cantare, niente playback, niente paracaduti scenici: solo lui, seduto o in piedi, a parlare col pubblico e ringraziare per tutto ciò che era stato. Lo show non avrebbe dovuto “morire” per un guasto vocale: l’idea era che l’ "idea Ozzy” rimanesse riconoscibile anche in versione minima: "«Alzati, parla, mostra che sei Ozzy».
Il memoir Last Rites, in uscita il 7 ottobre 2025, promette di essere l’ultima parola di Ozzy: non una biografia celebrativa, ma un diario di caduta e resistenza. Secondo quanto riportano gli editori e le anticipazioni, il libro coprirà gli ultimi sette anni della sua esistenza, concentrandosi su salute, relazioni, musica, rimpianti e ossessioni.
Nel libro non mancano capitoli sul matrimonio con Sharon, sugli amici e compagni di strada (Slash, Lemmy, Bon Scott, Keith Moon) e sull’ultima impresa scenica con i Black Sabbath.
Last Rites è definito “shocking, bitterly hilarious, never-before-told story of Ozzy’s descent into hell” — un’immersione nella sofferenza e nella tenacia dietro la maschera del Principe delle Tenebre.
Proprio in quei testi emergono i retroscena del concerto finale: le difficoltà fisiche, la logistica complicata, le paure che diventavano pensieri ossessivi, il desiderio di fare un ultimo regalo ai fan senza tradire la propria dignità.
La docu‑verità: Ozzy: No Escape From Now
Se Last Rites è l’autobiografia ultima, il documentario che Paramount+ lancerà il 7 ottobre 2025 — Ozzy: No Escape From Now — è la versione cinematografica, spesso cruda, di quegli ultimi anni.
Prodotto con la collaborazione della famiglia Osbourne, diretto da Tania Alexander, il film di due ore scava nella discesa fisica di Ozzy, nel dramma dopo la caduta del 2019, nella progressione del Parkinson, nelle operazioni fallite e nelle notti in cui sembrava che il palco fosse ormai un miraggio.
Ci sono testimonianze dei figli Kelly, Jack, della moglie Sharon — e persino di Aimee, che compare raramente nei media — con racconti che riguardano l’intervento al collo mal riuscito, la perdita di mobilità, il dolore cronico, la depressione e le idee suicide che affiorarono nei momenti peggiori.
Il film mostra come la musica — gli studi, le sessioni — divenne ogni giorno un’àncora, il modo in cui Ozzy cercava di “andare avanti” nei giorni in cui il corpo gridava il contrario.
Il documentario ritaglia anche momenti leggeri, o – forse meglio – momenti di contraddizione: il suo animo ironico che sopravviveva nonostante le ossa rotte, la voce che a volte vacillava, e in altri fotogrammi reggeva con dignità. Alla fine, il docu-film non è un obitorio, ma un’ode alla resilienza.
Va detto che non è l’unico progetto documentario: la BBC ha prodotto Sharon & Ozzy: Coming Home, un’ora dedicata agli ultimi tre anni di vita, che doveva andare in onda ad agosto 2025 ma è stata rimandata per volontà della famiglia e sarà trasmessa il 2 ottobre.
Quel documentario è più intimo sulla casa, sul ritorno in Inghilterra, sulle relazioni private; No Escape From Now è invece più vasto, più corale, più crudo.