Oasis, "(What's The Story) Morning Glory?" e il suono di una generazione
02 ottobre 2025 alle ore 12:26, agg. alle 15:39
Il 2 ottobre del 1995 gli Oasis pubblicavano uno degli album definitivo del rock britannico e un disco in grado di segnare gli anni '90 e una generazione intera
2 ottobre 1995. Esce (What’s The Story) Morning Glory?, secondo album degli Oasis. Un disco che, a distanza di decenni, resta uno dei punti più alti della musica britannica degli anni Novanta e un vero documento generazionale di un'epoca.
E questo non è solo per le vendite – oltre 22 milioni di copie nel mondo – ma per l’impatto generazionale e culturale.
Morning Glory è il momento in cui gli Oasis smettono di essere una delle più fulgide promesse della musica britannica, e diventano una delle più grandi band del pianeta.
Un debutto da schiacciasassi
Nel 1994 gli Oasis pubblicano Definitely Maybe, in un contesto in cui la scena Made in UK non è ancora entrata pienamente in quel distillato di Cool Britannia che strizza l'occhio agli anni '60 e all'orgoglio nazionale come risposta ad una scena musicale dominata dal grunge e dal rock a stelle e strisce.
Ci sono residui di 'baggy' , distorsioni shoegaze, sperimentazioni derivanti dalle ibridazioni con la club culture, sbandate art pop e glam rock che si stringono la mano nel tentativo di definire il sound del momento, ognuno con i propri cavalli di razza e innumerevoli copie.
Su questo terreno i fratelli Gallagher from Manchester si catapultano come schiacciasassi con Definitely Maybe, un debutto in grado di condensare tutte le istanze del momento e farcirle di arroganza northern, sogni di escapismo e melodie tanto semplici quanto indimenticabili.
Il disco è un successo immediato: debutta al numero uno della UK Albums Chart e vende 100.000 copie nella prima settimana.
È il miglior esordio di sempre per un album britannico al tempo.
Gli Oasis diventano simbolo del Britpop, insieme a Blur, Pulp e Suede, ponendosi come rappresentanti della pur discutibile lad culture ai poli opposti.
In cerca di una voce
Nel 1995, quando (What’s The Story) Morning Glory? arriva nei negozi, la Gran Bretagna è nel pieno di una transizione storica e culturale. Politicamente, il paese è ancora guidato dal Partito Conservatore, con John Major a Downing Street, ma l’aria che si respira è chiaramente diversa.
Il lungo dominio del thatcherismo ha lasciato segni profondi, soprattutto nelle classi popolari. I tagli ai servizi pubblici, la disoccupazione nelle zone industriali del Nord, la privatizzazione selvaggia hanno prodotto una generazione sospesa tra rabbia sociale e disincanto.
Ma proprio in quel vuoto, la cultura pop britannica si sta riorganizzando. Il grunge americano – con la morte di Kurt Cobain nel 1994 – ha perso la sua centralità globale. E mentre oltreoceano dominano le sonorità depressive di Seattle, in UK prende forma una nuova ondata culturale. È l’inizio di quella che i media definiranno Cool Britannia: un movimento che coinvolge musica, moda, arte, cinema e politica.
Una Gran Bretagna che vuole tornare centrale, creativa, giovane. È l’era degli Young British Artists (Damien Hirst in testa), dei film di Danny Boyle e Guy Ritchie, dei magazine indipendenti e delle notti nei club di Camden.
Ed è in questo contesto che emergono gli Oasis. E non come parte dell’élite culturale, ma come specchio autentico della classe operaia. Noel e Liam Gallagher sono figli del quartiere di Burnage, Manchester: cresciuti in case popolari, con un padre violento e una madre che lavorava come bidella. La loro attitudine non ha nulla a che vedere con l'intellettualismo urbano. È lad culture pura: pub, calcio, risse, sigarette, parka, birra e canzoni da urlare sotto la doccia.
Gli Oasis si presentano come l’antitesi perfetta dell’artista impegnato. Niente posture arty, niente messaggi criptici. Solo melodie semplici, testi diretti, e un’identità brutalmente onesta.
Liam è l’archetipo del ragazzo working class che diventa rockstar ma resta legato alla strada. Noel è il sognatore disilluso che preferisce i Beatles a Marx, ma che nelle sue canzoni racconta i sogni e le illusioni della propria generazione.
Non è un caso che il successo di (What’s The Story) Morning Glory? coincida con l’ascesa di un giovane leader laburista chiamato Tony Blair, che saprà sfruttare proprio quell’onda giovanile per costruire l’immagine del “New Labour”.
Blair userà la Cool Britannia come leva propagandistica. Ospiterà i Gallagher a Downing Street, inviterà artisti e attori nei party del partito. Ma i Gallagher, soprattutto Liam, si rifiuteranno di farsi usare come testimonial. Il loro rapporto con la politica rimane quello del pub: cinico, disilluso, antiretorico.
Eppure, involontariamente, gli Oasis diventano il simbolo di una rinascita culturale. Parlano ai ragazzi delle periferie, agli studenti, ai disoccupati, a chi ha vent’anni e sogna qualcosa di più ma non sa bene cosa. In un’epoca che cerca eroi veri, loro si presentano senza filtri. Senza maschere. E questo, paradossalmente, li rende perfetti per diventare icone pop.
La loro musica diventa colonna sonora del cambiamento, anche se loro rifiutano ogni etichetta ideologica. E proprio per questo riescono a unire: Nord e Sud, lavoratori e studenti, ragazzi dei sobborghi e fan delle università.
La scrittura di Morning Glory: la svolta pop di Noel
La scrittura di (What’s The Story) Morning Glory? inizia a fine 1994.
Noel Gallagher cambia approccio rispetto al disco precedente: meno riferimenti punk, più attenzione alla melodia. L’obiettivo è chiaro: scrivere canzoni che possano parlare a un pubblico più ampio, oltre i fan della prima ora.
Nascono così Wonderwall, Don’t Look Back in Anger, Champagne Supernova: ballad pop-rock costruite su melodie semplici, strofe ripetitive, testi universali. Noel scrive tutto da solo. La band spesso ascolta i brani solo in studio, per la prima volta.
Liam stesso racconta di non aver capito subito il potenziale di Wonderwall: “Pensavo fosse una B-Side".
Brani come Cast No Shadow e Champagne Supernova mostrano anche un lato più riflessivo, psichedelico. In particolare Cast No Shadow è dedicata a Richard Ashcroft dei Verve, amico di lunga data di Noel.
Le registrazioni: Rockfield Studios, Galles. 15 giorni di caos controllato
Le registrazioni si svolgono a Rockfield Studios, nel Monmouthshire gallese, tra maggio e giugno del 1995. La band vive nello studio per due settimane. L’atmosfera è instabile: Noel e Liam litigano spesso, anche in modo violento.
Uno degli episodi più noti: Liam porta un gruppo di amici a una festa improvvisata nello studio. Noel rientra e trova il caos totale. Ne nasce una discussione furiosa che rischia di far saltare tutto.
Il fotografo Michael Spencer Jones racconta che “la band si era di fatto sciolta” durante quelle sessioni. Il giorno dopo, però, si torna a suonare.
Alla produzione c’è Owen Morris, insieme a Noel Gallagher. Morris adotta un approccio molto compresso al suono: ogni strumento è spinto al massimo, soprattutto le chitarre e la voce.
Il risultato è un wall of sound potente, grezzo, saturo. Non a caso, Morning Glory viene spesso citato nella “loudness war” degli anni 2000.
Non mancano incidenti tecnici: parte del materiale viene registrato in presa diretta, con pochi overdub. Il basso di Paul ''Guigsy' McGuigan è spesso doppio. La batteria di Alan White viene trattata in modo semplice ma efficace, con microfoni ambientali.
Il sound del disco: tra Beatles, T.Rex e U2
Musicalmente, Morning Glory segna una svolta. Le influenze punk e glam del primo disco lasciano spazio a un suono più rotondo. Le chitarre sono ancora protagoniste, ma meno taglienti. Le melodie sono più pulite, pensate per essere cantate in coro.
Le influenze sono molteplici: i Beatles, ovviamente, ma anche i T. Rex, gli Slade, i Rolling Stones. Noel cita anche i R.E.M. e gli U2. Il suono di Champagne Supernova ricorda le atmosfere lente e ipnotiche di The Unforgettable Fire.
Il disco si apre con Hello, che riutilizza un verso di Hello, Hello, I'm Back Again di Gary Glitter (citato nei crediti).
Poi segue Roll With It – brano che segnerà la famosa “Battle of Britpop” con i Blur.
Wonderwall, Don’t Look Back in Anger, Some Might Say e Champagne Supernova diventano tutti singoli di successo.
Il sound complessivo dell’album è sostanzialmente monolitico, ma Noel riesce a mantenerlo interessante variando la scrittura, inserendo bridge melodici, rallentamenti improvvisi, momenti di pausa come Cast No Shadow – dedicata a Richard Ashcroft dei The Verve – o la ballata orchestrale She’s Electric, ispirata ai Kinks.
Ciò che distingue Morning Glory non è la complessità tecnica, ma la capacità di creare un linguaggio sonoro immediatamente riconoscibile. Ogni brano è costruito per esplodere in cori da stadio, in ritornelli epici, in frasi che sembrano destinate a essere tatuate. L’album è pieno di aperture armoniche che invitano al canto collettivo, e in questo senso anticipa la logica dell’arena rock. Nonostante la produzione molto “carica”, il disco riesce a suonare spontaneo. Le imperfezioni non vengono eliminate, ma lasciate dentro il mix, per mantenerne la naturalezza.
Il risultato è un suono che parla direttamente alla pancia, bypassa la mente e va dritto al cuore. Non è raffinato, non è progressivo, non è innovativo in senso tecnico. Ma è potente, coeso, emotivamente travolgente.
È un sound che guarda indietro ai Beatles, agli Stones, ai T. Rex, ma che sa reinterpretare quella lezione con una nuova urgenza generazionale. Non inventano nulla, ma fanno tutto come se fosse la prima volta. E in questo sta la loro forza.
Copertina e titolo: la forza dell’estetica urbana, semplice ma riconoscibile
La copertina di (What’s The Story) Morning Glory? è un esempio perfetto di quanto l’estetica Oasis fosse studiata per essere riconoscibile e accessibile, pur mantenendo un alone di mistero. Lo scatto è opera del fotografo Michael Spencer Jones, già collaboratore della band per Definitely Maybe. La location è Berwick Street, nel cuore del quartiere di Soho a Londra, una delle strade simbolo per gli appassionati di musica per via dei numerosi negozi di dischi indipendenti.
Nell’immagine, due figure – il designer Brian Cannon (che curò anche l’artwork del disco) e il produttore Sean Rowley – si incrociano a metà strada, in una via semivuota. La scena è sospesa, quasi teatrale: la composizione è centrata, lo sfondo sfocato. Non ci sono simboli evidenti, ma tutto evoca familiarità. È un’immagine quotidiana, priva di glamour, che suggerisce un realismo urbano in piena sintonia con il tono emotivo del disco.
Il titolo, (What’s The Story) Morning Glory?, è una frase colloquiale che Noel Gallagher ha annotato tempo prima su un taccuino. “Morning Glory” è anche un termine gergale per l’erezione mattutina, ma qui assume un doppio significato: è una domanda confidenziale, da bar, che strizza l’occhio al pubblico. È semplice, diretta, suona familiare – come una chiacchiera tra amici.
Il design della copertina, curato dal team Microdot, rinuncia a immagini glamour, scegliendo invece l’ordinarietà e la riconoscibilità del quotidiano urbano britannico. È una scelta precisa: avvicinarsi alla vita reale, alla cultura working class, agli spazi che il pubblico stesso abita.
Battle of Britpop : quando la rivalità diventa cultura pop
Uno dei momenti più iconici dell’intera parabola Oasis – e del Britpop in generale – è senza dubbio la Battle of Britpop. Nell’estate del 1995, due band simbolo della nuova scena britannica – Oasis e Blur – si affrontano pubblicamente. Il contesto è perfetto: un’industria musicale assetata di rivalità, una stampa nazionale pronta a costruire la narrativa, e due band agli antipodi per stile, classe sociale e visione artistica.
Il 14 agosto 1995, escono contemporaneamente i due singoli: Roll With It degli Oasis e Country House dei Blur.
Una sfida orchestrata anche dai rispettivi uffici stampa, ma che assume immediatamente dimensioni più grandi. I media britannici trasformano tutto in una battaglia tra Nord e Sud, proletariato e borghesia, hooligan e studenti . I Gallagher, figli della working class di Manchester, incarnano l’energia viscerale della strada; Damon Albarn e i Blur sono visti come intellettuali del sud, ironici e distaccati.
Vince "Country House", ma solo per poco. Il singolo dei Blur arriva al n.1 della classifica UK Singles, superando Roll With It per circa 50.000 copie.
Ma è una vittoria effimera: nel lungo periodo, sono gli Oasis a dominare la scena. Quando esce (What’s The Story) Morning Glory? il 2 ottobre, è subito boom.
Il boom commerciale che segnò un'epoca
L’album vende 347.000 copie nella prima settimana nel Regno Unito. Diventa in pochi mesi il terzo album più venduto della storia britannica, superato solo da Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band e Gold: Greatest Hits degli ABBA. In totale, il disco supererà le 22 milioni di copie vendute nel mondo, di cui oltre 5 milioni solo in UK. È anche uno dei dischi stranieri più venduti in Giappone.
Negli Stati Uniti, dove la sfida con i Blur passa inosservata, il disco ottiene comunque un successo notevole: Wonderwall entra nella Top 10 Billboard Hot 100, evento rarissimo per una band britannica post-Beatles. Morning Glory arriva al n.4 della Billboard 200 e vende oltre 4 milioni di copie negli USA.
La critica, inizialmente divisa, si arrende col tempo alla forza del disco. Alcuni recensori inglesi, come Melody Maker e The Guardian, parlano di “regressione melodica”, accusando la band di aver ammorbidito troppo il sound rispetto a Definitely Maybe. Altri, come Q Magazine e NME, definiscono Morning Glory come un “instant classic”, capace di sintetizzare l’energia del Britpop con l’universalità del pop-rock classico.
Il pubblico, però, non ha dubbi: l’album viene divorato e metabolizzato entrando in ogni interstizio della cultura britannica e oltre. Don’t Look Back in Anger, cantata da Noel, viene adottata come inno nei funerali pubblici, nelle celebrazioni calcistiche, nelle strade, Some Might Say porta un singolo degli Oasis per la prima volta in cima alle classifiche e Wonderwall, semplicemente, diventa una delle canzoni simbolo degli anni '90, una hit con il dono della trascendenza di spazio e tempo.
Nel 1996, la consacrazione: gli Oasis suonano a Knebworth Park davanti a 250.000 persone in due notti, il più grande evento live mai registrato nel Regno Unito per una band. Oltre 2,5 milioni di richieste di biglietti in prevendita. A quel punto, ogni dibattito è chiuso: il pubblico ha scelto.