MECHANICAL ANIMALS: Bowie come nuovo faro di Marilyn Manson
15 settembre 2025 alle ore 15:18, agg. alle 16:17
MECHANICAL ANIMALS è la metamorfosi di Manson: dalle ombre dello shock-rock al glam elettronico, tra Bowie e Madonna, manifesto di un artista in mutazione.
Pubblicato il 15 settembre 1998, MECHANICAL ANIMALS è il disco con cui Marilyn Manson ribalta la propria immagine: da profeta oscuro dello shock-rock a visionario del glam elettronico.
Un album che, tra provocazione e introspezione, mise in dialogo l'ispirazione di David Bowie e Madonna con la lezione di Trent Reznor e Nine Inch Nails, analogico e digitale, rock e pop, consegnando agli anni ’90 una delle sue opere più coraggiose e divisive. Ancora oggi resta il manifesto di un artista che ha trovato nella metamorfosi la sua unica, autentica coerenza.
L'ispirazione di Bowie e Madonna
MECHANICAL ANIMALS (1998) è il disco che sancisce l’evoluzione radicale di Marilyn Manson, il momento in cui decide di cambiare modelli e riferimenti. Fino a quel momento, il suo immaginario si era nutrito dell’hard rock teatrale di Alice Cooper, dei Kiss e dei Black Sabbath, con le loro scenografie horror e suggestioni sataniste che per primi avevano portato nel rock. Calate però nel contesto avanguardista degli anni ’90 — anni in cui si era passati nel giro di poco dal grunge al brit pop, passando per crossover, nu metal e contaminazioni elettroniche — quelle ispirazioni rischiavano di sembrare datate. A renderle potenti e contemporanee era stato l’apporto di Trent Reznor dei Nine Inch Nails, che aveva prodotto i primi dischi di Manson. La sua visione modernissima aveva trasformato quell’estetica in un linguaggio industrial e oscuro, capace di fondere elettronica, alternative e persino atmosfere trip hop in un rock aggressivo ma pronto per la classifica. Con MECHANICAL ANIMALS, però, Manson compie un salto ulteriore e ancora più sorprendente: mette da parte l’industrial rabbioso di ANTICHRIST SUPERSTAR e si reincarna in Omega, alieno androgino dai capelli cremisi che richiama apertamente il Ziggy Stardust di David Bowie. È qui che entra in gioco il concept: Omega vive una relazione con Coma White, figura che a poco a poco si rivela essere la personificazione della droga. Ma più che una storia lineare, questa cornice serve a dare corpo a un tema centrale: l’alienazione cronica di Manson rispetto all’umanità, ribattezzata “animali meccanici”, raccontata come un viaggio psicotropo in cui il glam elettronico diventa la lente attraverso cui filtrare il disincanto. Il faro non è più l’horror-metal da fumetto, ma David Bowie, modello di ambiguità, eleganza e sperimentazione. È lui il punto di riferimento principale, ma in filigrana si percepisce anche l’eco di Madonna: la lezione del glamour, l’uso dei personaggi come maschere fotografiche e cinematografiche, l’ambiguità androgina e bisessuale che diventa dichiarazione estetica. Non solo nell’immagine, ma anche nel suono: “I Don’t Like the Drugs (But the Drugs Like Me)” riecheggia “Fame”, “Disassociative” e “Speed of Pain” evocano “Space Oddity”, mentre altre sfumature rimandano all’era LODGER
La guida di Billy Corgan
Ma oltre all’immaginario e ai riferimenti iconici, ciò che rende il disco memorabile è il suo suono. Uno dei tratti più esaltanti di MECHANICAL ANIMALS è la sua architettura sonora: un connubio tra muri di chitarre distorte, abrasive e feroci — ancora debitrici alla visione di Trent Reznor e dei Nine Inch Nails — e l’uso di sample, drum machine e programmazioni elettroniche. È una miscela in cui il mondo analogico e viscerale del rock si fonde con quello digitale e multiforme dell’alternative anni ’90, restituendo un suono grandioso e inedito. Su queste atmosfere si innesta anche il mito di Billy Corgan, amico di Manson e tra i chitarristi più influenti dell’alternative (basti pensare al muro di suono del capolavoro SIAMESE DREAM). Dopo aver ascoltato alcuni brani in anteprima, Corgan incoraggiò la band a “spingersi fino in fondo, senza limitarsi ad accennare”. Ma anni dopo, l’ex tastierista Madonna Wayne Gacy smontò il mito definendo Corgan «uno stronzo arrogante e lamentoso» e sostenendo che «la maggior parte del disco era già scritta prima che si facesse vivo».
Una grande produzione
Accanto agli input esterni, fondamentali furono anche le scelte produttive. Un ruolo decisivo nella genesi di MECHANICAL ANIMALS fu quello di Michael Beinhorn. Dopo esperienze di peso con artisti come Ozzy Osbourne, con questo disco entrava nell’apice della sua carriera: praticamente in contemporanea stava producendo anche CELEBRITY SKIN delle Hole, il loro più grande successo commerciale, in cui il suo apporto risultò determinante. Due lavori che, pur diversissimi, sono rimasti tra i dischi rock più rilevanti degli anni ’90. Con Manson co-produsse il disco insieme alla band, affiancato da Sean Beavan. Complice l'apporto di Michael Beinhorn, Manson stesso parlò delle registrazioni e della produzione finale di questo disco, agevolate da una visione artistica molto chiara, tanto che il chitarrista Zim Zum ricordò sessioni febbrili in cui si arrivò a comporre e registrare un brano al giorno. Un canto del cigno, perché dopo aver inciso 12 delle 14 tracce, Zim Zum lasciò il gruppo, sostituito dal virtuoso John 5.