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MAKING MOVIES: il capolavoro dei Dire Straits tra poesia, new wave e chitarre da sogno

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Author image Gianni Rojatti

14 ottobre 2025 alle ore 14:03, agg. alle 12:03

Con MAKING MOVIES i Dire Straits lasciano il country-blues degli esordi, sfiorano la new wave e danno spazio alla poesia e alle magie della chitarra di Knopfler

Pubblicato il 17 ottobre 1980, MAKING MOVIES segna la svolta dei Dire Straits: dal debutto country-blues e controcorrente, nato in piena era punk e hard rock, al linguaggio più moderno e fluido contaminato dalle tastiere new wave.

L’ingresso del tastierista Roy Bittan e la produzione di Jimmy Iovine — entrambi provenienti dalla corte di Bruce Springsteen, garanzia di autentico spirito rock — ampliano la tavolozza sonora della band, che unisce precisione tecnica, profondità emotiva e storytelling da songwriter americano. Mark Knopfler fonde virtuosismo e lirismo, trasformando il rock in racconto: MAKING MOVIES è il punto d’incontro perfetto, quasi cinematografico,  tra poesia, suono e tecnica strumentale.

Mosca Bianca nel Rock

Nel rock, le cose più sorprendenti nascono spesso come mosche bianche: espressioni artistiche in totale controtendenza rispetto a ciò che la scena del momento propone. Succede così che nel 1978, in piena deflagrazione punk e in contemporanea al debutto dei Van Halen, quindi dentro una dinamica dominata da chitarre distorte, aggressive, esasperate nelle dinamiche, nella velocità e nel furore tecnico, arrivi il primo, omonimo, album dei Dire Straits. 
Dietro quel progetto c’è Mark Knopfler, un giovane giornalista e insegnante di letteratura con il vizio di scrivere canzoni e, diciamolo pure, di suonare divinamente la chitarra. Il debutto della band è un disco di rock’n’roll classico, pulito e gentile: un blues bianco venato di country, che suona fuori moda e fuori tempo massimo. Eppure in quel disco c’è “Sultans of Swing”, un brano che, con il suo garbo, la sua eleganza e la tecnica cristallina di Knopfler, riesce a fare più rumore di tante esagerazioni punk o hard rock del periodo. Proprio perché diverso, spicca. Ci vogliono due album perché quel nuovo chitarrista straordinario e la sua band si mettano davvero a fuoco e incidano, nel 1980, quello che per molti resta il loro capolavoro: MAKING MOVIES. È anche il disco che segna la separazione dal fratello di Mark, David Knopfler, fondatore insieme a lui della band: un passaggio difficile, ma che il gruppo riesce a trasformare in un nuovo slancio creativo.
Nel frattempo il punk ha smesso di urlare: la sua urgenza si è trasformata in new wave, un linguaggio che conserva l’essenzialità ma apre alla sperimentazione, ai synth, ai nuovi colori dell’effettistica. È in questo contesto che i Dire Straits affinano la loro formula, abbandonano le radici blues e country dei primi due dischi e scelgono un rock più asciutto, puntuale, ma anche più ampio e dal respiro narrativo.


L'ombra di Springsteen

La scelta di inserire con decisione le tastiere è cruciale. Poteva sembrare un passo verso la diserzione dal rock, invece diventa il contrario: MAKING MOVIES trova proprio lì il suo cuore più rock. Perché a suonare le tastiere non è un turnista qualsiasi, ma Roy Bittan, membro storico della E Street Band di Bruce Springsteen, soprannominato “The Professor”. Un musicista tecnicamente superbo, capace di creare tappeti sonori che esaltano il virtuosismo della chitarra di Knopfler e ampliano la tavolozza della band. E l’ombra di Springsteen, o meglio la sua impronta di autenticità e ruvida poesia americana, aleggia anche sulla produzione. Knopfler chiama Jimmy Iovine dopo aver ascoltato la sua produzione di “Because the Night” di Patti Smith — un brano scritto a quattro mani con Springsteen — e dopo aver apprezzato il lavoro di Iovine su BORN TO RUN (1975) e DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN (1978). La presenza del produttore non solo orienta il suono verso una dimensione più ampia e suggestiva, ma risulta decisiva anche nel coinvolgimento di Bittan per le sessioni di registrazione.
 MAKING MOVIES prende forma nell’estate del 1980 ai Power Station Studios di New York, con Knopfler e Iovine impegnati fianco a fianco in cabina di regia.

Tre Canzoni

MAKING MOVIES è il primo disco dei Dire Straits a scalare le classifiche mondiali: oltre otto milioni di copie vendute, di cui più di 700.000 solo in Italia, dove resta al primo posto per quattordici settimane consecutive. Sette tracce, tutte di livello assoluto, tra cui spiccano le tre presenti nel lato A del vinile, poi scelte come singoli.

“Tunnel of Love”

Si apre con un’introduzione riarrangiata da “The Carousel Waltz”, che sfocia in un giro di piano elettrico ipnotico, elegante e ingannevolmente quieto: non lascia presagire l’esplosione di ritmo che sta per travolgerti. La chitarra elettrica di Knopfler è la protagonista assoluta — nervosa, precisa, glaciale e insieme appassionata. Tra svisate di contrappunto alla voce, ritmiche secche e scattanti, il brano costruisce un groove irresistibile, incorniciato da tastiere e sintetizzatori cesellati con perizia, sostenuti da una sezione ritmica tumultuosa che spinge, trascina e fa ballare. 
Ma la forza musicale non mortifica mai quella emotiva: il testo racconta l’incontro di due ragazzi in un luna park, un amore improvviso e destinato a finire prima dell’alba, per paura di soffrire ancora. Nel cuore del brano, arriva uno stacco strumentale vertiginoso — quasi progressive — con impennate di chitarre e rullate che sembrano riprodurre il caos luminoso del luna park stesso. Un passaggio che è diventato un banco di prova per ogni band che abbia tentato di reinterpretare questo classico.


“Romeo and Juliet”


Una delle più intense canzoni d’amore mai scritte, costruita su un arpeggio di chitarra che è diventato parte del DNA della musica moderna. Knopfler lo suona su una chitarra resofonica, uno strumento con una cassa di metallo e un cono interno che amplifica il suono, donandogli quel timbro brillante e leggermente nasale che lo rende inconfondibile. 
Il titolo richiama la tragedia di Shakespeare, ma qui il dramma è più terreno: l’amore perduto, quello non corrisposto o semplicemente svanito. Il protagonista è un innamorato autentico, disarmato, che non riesce a smettere di credere in qualcosa che non c’è più. 
Knopfler stesso ha spiegato il senso del brano: «Romeo è una figura ironica: si rende ridicolo, perché quando una ragazza non ne vuole sapere, non c’è niente da fare. Anche se il cuore è spezzato, c’è qualcosa di tenero e persino buffo in quel dolore».


“Skateaway”

La protagonista della canzone è una ragazza che sfreccia sui pattini in mezzo al traffico di una grande città, isolandosi dal caos grazie alla musica che ascolta in cuffia. È un piccolo film urbano in forma di canzone, sospeso tra movimento e introspezione. 
Le tastiere, protagoniste assolute, creano un tappeto luminoso su cui la chitarra di Knopfler disegna linee sottili, quasi da colonna sonora. È un brano che fotografa perfettamente il passaggio dei Dire Straits verso un rock più moderno e visivo. 
Il videoclip, divenuto iconico, ha per protagonista Jayzik Azikiwe , figlia del presidente della Nigeria, artista poliedrica, modella, poetessa e attivista.


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