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La musica dal vivo è meglio del sesso, secondo un'indagine

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Author image Gianluigi Riccardo

12 novembre 2025 alle ore 13:54, agg. alle 16:47

Stando ad un recente indagine condotta da Live Nation il 70% delle persone preferirebbe andare ad un concerto piuttosto che avere rapporti sessuali

Un dato che suscita un sorriso, ma che al tempo stesso racconta una trasformazione culturale profonda: una recente indagine condotta da Live Nation rivela che molte persone preferiscono partecipare a un concerto piuttosto che fare sesso.

Secondo il rapporto globale denominato “Living for Live”, elaborato su circa 40.000 intervistati in 15 paesi, il 70 % ha dichiarato che sceglierebbe di vedere il proprio artista preferito dal vivo piuttosto che avere rapporti sessuali.

Inoltre, il 39 % degli intervistati ha affermato che se potesse scegliere una sola forma di intrattenimento per tutta la vita, opterebbe per la musica dal vivo.

Cosa significa tutto ciò? Secondo Live Nation, il risultato è legato alla diffusa “deprivazione di sensazioni” (sensation deprivation), ovvero quella mancanza di stimoli tattili, emotivi e reali che la vita digitale e lo streaming stanno accentuando.

I dati del rapporto

Il rapporto segnala anche che:

l’84 % degli intervistati ritiene che le esperienze live “diano più vita” rispetto ad altre. 

il 75 % pianifica il calendario attorno ai concerti, e circa un quarto degli intervistati ha dichiarato di essersi fatto un tatuaggio – provvisorio o permanente – per celebrare un’esperienza live. 

Nel solo 2024, i fan hanno viaggiato circa 40 miliardi di miglia per assistere a concerti

L'evento live è diventato non solo un “divertimento” ma una scelta di vita, un rito, un’esperienza intensamente emozionale che molti, sorprendentemente, giudicano superiore perfino alla sfera sessuale. Non è tanto un attacco alla sessualità quanto la celebrazione della musica dal vivo come forma suprema di connessione, presenza e comunità.

Perché questo fenomeno?

Il successo dell’indagine non è solo provocatorio: dietro c’è un cambiamento profondo nella fruizione culturale. Con la digitalizzazione, lo streaming, la “realtà filtrata”, la vita reale – fatta di corpo, sudore, vibrazioni – torna a contare. Gli intervistati dicono che andare a un concerto è «parte di quello che sono», un’espressione d’identità: l’85 % afferma che la musica li definisce. 

 Inoltre, le performance dal vivo sono più intense emotivamente e neuro-cognitivamente rispetto alla musica registrata: uno studio dell’University of Zurich ha dimostrato che la musica live genera maggiore attività nell’amigdala e collegamenti più forti nelle reti cerebrali rispetto all’ascolto registrato. 

 In altre parole, l’esperienza “essere lì” vince sull’“ascoltare da casa”.

Va anche detto che l’indagine di Live Nation è promossa da una grande azienda del live entertainment, quindi va interpretata con cautela: ma il messaggio resta chiaro: la musica dal vivo non è solo intrattenimento, è fenomeno sociale, economico, emotivo.




Altri studi: la musica dal vivo fa bene

Accanto ai dati di mercato, emergono ricerche rigorose che mostrano i benefici salutari della musica dal vivo.

Una significativa indagine dell’O2 e dell’esperto di scienze comportamentali Patrick Fagan ha rilevato che frequentare un concerto almeno una volta ogni due settimane può aumentare le sensazioni di benessere del +21 %; tra i partecipanti, +25 % di senso di appartenenza e +75 % di stimolazione mentale, con un potenziale aumento della longevità fino a 9 anni. 

 Altri studi dello stesso filone – ad esempio quelli commissionati dal governo UK – indicano che la partecipazione ad attività culturali come musica e arte può alleviare depressione, dolore, isolamento e migliorare la qualità di vita. 

 Cosa ne ricaviamo? Che andare a un concerto non è solo divertimento ma anche investimento su benessere, salute mentale e sociale: la musica dal vivo favorisce connessione sociale, coinvolgimento emotivo, stimolazione fisica e neurologica.



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