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La creatività 'ostaggio' delle piattaforme: brani da un minuto e forma-canzone annullata

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Author image Doctor Mann

11 settembre 2025 alle ore 11:24, agg. alle 12:18

Come le piattaforme hanno modificato l'attenzione dei giovani recintando la creatività degli artisti. Con buona pace di John Cage

I frequentatori dell’abbazia di St.Burchardt, nella ridente cittadina tedesca di Halberstadt, si sono rassegnati. Né un’incrollabile pazienza né l’amore per la buona musica consentiranno loro di poter applaudire l’ultima nota di “Organ²/ASLSP”, la composizione di John Cage la cui esecuzione live terminerà nel 2640.

Un concerto iniziato il 5 settembre 2001, con cicli di 71 anni da replicare, senza interruzioni, per più di sei secoli, e non sono previsti bis. Il primo accordo dello “spartito” è risuonato per 518 giorni, il più ostinato per 2567. Cage aveva lasciato indicazioni precise: l’organo medievale dell’abbazia deve essere sollecitato “nel modo più lento possibile”, alla faccia del ritmo e dei limiti biologici dei tastieristi.

È il brano più lungo di sempre? Non esattamente. Il record appartiene a “Longplayer” di Jem Finer, pensato per durare mille anni, grazie a un computer che ha elaborato un algoritmo in grado di creare infinite variazioni su campane tibetane e altri strumenti percussivi.

Il live è partito il 1° gennaio 1999, lo si apprezza in un’installazione nel faro di Trinity Buoy Wharf a Londra, ma ne trovate scampoli da tre quarti d’ora anche su YouTube.


Musica per giovani (senza concentrazione)

Se il pensiero vi fa trasalire, potreste considerare un’impresa da niente aprire le orecchie a “Subterranea” di Thom Yorke per una mostra di Stanley Donwood, il creatore delle copertine dei Radiohead: 18 giorni di immersione acustica e passa la paura. Al confronto, le suite rock che occupavano intere facciate dei vecchi vinili non sono altro che rapide intramuscolari.

I Pink Floyd di “Atom Heart Mother”, i Genesis di “Supper’s Ready”, i Jethro Tull di “Thick as a brick”. E le cavalcate da dieci minuti dell’heavy e dell’hard? Lampi, rispetto all’eternità.

Eppure, da quando Cage o Finer sfidavano i confini del Terzo Millennio espandendo il suono fino a vertigini trascendentali, la creatività dei musicisti è precipitata nel buco nero delle piattaforme.

Spotify e soprattutto Tik Tok hanno modificato geneticamente l’apparato neurovegetativo delle generazioni nate con il digitale: 6/7 secondi di concentrazione, soprattutto tra i più giovani.




Frammenti social e i limiti alla libertà creativa

Frammenti di “canzoni” per creare o ammirare un contenuto social, schegge di attenzione prima di passare oltre. Così, se vuoi sperare di essere accolto in queste praterie virtuali dove far pascolare le tue note, dovrai fingere di non sapere che si tratti, in realtà, di recinti dove la libertà creativa è negata da regole stringenti. Un minuto? Troppo. Tre minuti? Si può fare un’eccezione, a patto che tu sia una popstar globale.

Vuoi guadagnare visibilità con centinaia di milioni di streaming, sapendo che sarai ricompensato con millesimi di centesimi a botta, e che dovrai passare sotto le forche caudine delle playlist “interne” alla piattaforma stessa, senza poter sonorizzare in autonomia i tuoi gioielli, come invece speravi? Fai così: componi una filastrocca “catchy”, una sottospecie di ritornello che si inchiodi subito nel cranio dell’ascoltatore; dimentica le pretese di sperimentare con intro e outro rischiose, bridge e special che allungano il brodino tiepido che ti viene chiesto di preparare. Annienta la forma-canzone nel nulla frullato.

Molti si sono già ribellati, ma quasi tutte le stelle (di pop e trap) hanno preferito optare per il preconfezionato, da consumarsi entro due minuti.

I rocker veri mugugnano, aspettando il momento propizio per riprendersi la scena e i device. Chissà.

Serve coraggio, sfacciataggine, visione: potrebbero essere già nati dei nuovi Queen o Led Zeppelin, e magari hanno in canna qualcosa di rivoluzionario come “Bohemian Rhapsody” o “Stairway to Heaven”. Determinati a rompere le gabbie di Tik Tok, e il pendolo che segna lo stop alla bellezza. Confidando che non passino i secoli appaltati da John Cage.

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