History

I Blondie di Parallel Lines, la New York degli anni '70 in un album

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Author image Gianluigi Riccardo

23 settembre 2025 alle ore 13:24, agg. alle 14:01

Nel settembre del 1978 i Blondie pubblicavano "Parallel Lines", l'unione delle anime di New York in grado di mostrare come essere orecchiabili e credibili

Nel settembre del 1978, i Blondie pubblicano Parallel Lines, un album destinato a cambiare per sempre il volto della musica pop e ridefinire i confini di ciò che veniva fuori dalla ribollente scena newyorkese di fine anni ’70.

Vero e proprio manifesto sonoro,  "Parallel Lines" partiva da una scena come quella del CBGB's e del punk di New York e la univa all'altro volto della Grande Mela, quella dei club glamour e della musica disco, due monti apparentemente lontani ma che si incontravano nel mondo della notte.

Per capire davvero cosa rappresenta Parallel Lines, bisogna guardare al momento in cui è nato, al contesto sociale e artistico in cui si muovevano i Blondie e alla figura magnetica e rivoluzionaria di Debbie Harry.

I Blondie nascono nel cuore della New York del post-Vietnam, una metropoli sporca e pericolosa ma creativa e in fermento. La band prende forma tra i corridoi leggendari del CBGB's, il locale simbolo del punk e della new wave, frequentato da artisti come Ramones, Television, Patti Smith e Talking Heads.

Debbie Harry, ex coniglietta di Playboy e frontwoman dalla voce angelica ma dallo sguardo tagliente, insieme al compagno Chris Stein, chitarrista e mente creativa del gruppo, fonda una band che inizialmente viene bollata come too pop for punk, troppo pop per essere punk, troppo femminile per essere presa sul serio nella scena maschile e aggressiva dell’epoca.

I primi due album, Blondie (1976) e Plastic Letters (1977), seppur interessanti, non riescono a sfondare nel mercato americano.

È nel Regno Unito, però, che iniziano a guadagnare popolarità, soprattutto grazie al singolo Denis.

Ma serve un cambio di marcia, che arriverà con "Parallel Lines".





La disciplina in fase di registrazione

Parallel Lines è un melting pot di stili, ma tenuto insieme da una produzione cristallina e da una scrittura ispirata.

La vera rivoluzione arriva con l’incontro tra la band e il produttore australiano Mike Chapman, noto per il lavoro con artisti glam come Sweet e Suzi Quatro.

Chapman prende i Blondie e li leviga senza snaturarli: affila le chitarre, potenzia le melodie, lima gli arrangiamenti. Ma soprattutto impone una disciplina quasi militare in studio, cosa che inizialmente crea attriti, ma alla lunga ripaga.

La fase di registrazione avviene ai Record Plant Studios di New York in soli sei mesi, ma è un periodo teso.

Debbie Harry ricorderà che Chapman trattava i membri della band in modo molto diretto, pungente, ma li costrinse a diventare dei veri professionisti.

La band non era abituata a lunghe sessioni, prove, sovraincisioni perfette. Ma l’obiettivo era chiaro: creare un album capace di dominare le radio.


Un mix di generi, dalla punk wave alla disco

Parallel Lines è un melting pot di stili, ma tenuto insieme da una produzione cristallina e da una scrittura ispirata.

Si parte con Hanging on the Telephone, cover di The Nerves, che introduce l’album con un’esplosione di energia power pop, per poi attraversare paesaggi sonori che vanno dalla dolce malinconia di Picture This, alla furia sarcastica di One Way or Another, fino al brano simbolo del disco — e forse dell’intera carriera della band — Heart of Glass.

Quest’ultimo rappresenta la definitiva fusione tra la scena punk e la disco music.

Una base ritmica elettronica, un beat meccanico e pulsante, e sopra la voce di Debbie Harry, algida e sensuale. Originariamente pensata come un pezzo reggae, Heart of Glass viene ristrutturata in studio fino a diventare uno dei primi grandi crossover della storia musicale, capace di entrare sia nelle radio pop che nei club disco.


Debbie Harry, oltre il pop

Debbie Harry non è solo la voce dei Blondie e nemmeno solo un bel visino. È una figura rivoluzionaria, un simbolo di empowerment femminile, sensualità e libertà creativa, in grado di diventare icona.

LA frontwoman, capace di catalizzare l’attenzione dei media e di ispirare un’intera generazione di donne a prendere in mano un microfono senza dover rinunciare alla propria femminilità.

Dietro la patina pop, Parallel Lines racconta storie urbane, relazioni tossiche, insicurezze moderne.

One Way or Another è ispirata da uno stalker che Debbie aveva avuto in passato. Fade Away and Radiate tocca la tematica della solitudine e del desiderio nell’era dell’immagine e della televisione, mentre 11:59 è una corsa contro il tempo, un inno all’urgenza della vita in una città che non dorme mai.

L’album riflette perfettamente la New York del 1978: una città spezzata, in crisi economica, ma anche in piena rivoluzione culturale, dove punk, hip hop e disco stanno per esplodere insieme.


Un successo che spalancò le porte al mondo

Quando Parallel Lines uscì nel settembre del 1978, le aspettative erano alte ma niente lasciava presagire l’impatto epocale che avrebbe avuto. Fino a quel momento, i Blondie erano ancora considerati una band "di nicchia", più famosa nei club alternativi europei che nel mainstream americano. Eppure, nel giro di pochi mesi, il disco si trasformò in un successo planetario, scalando le classifiche in oltre 10 paesi e vendendo, nel tempo, più di 20 milioni di copie a livello globale. Era la consacrazione definitiva.

Il primo segnale fu il singolo Heart of Glass, pubblicato nel gennaio del 1979. Con il suo beat dance e la voce eterea di Debbie Harry, conquistò le radio e le discoteche allo stesso tempo, raggiungendo il numero uno della Billboard Hot 100 e rimanendoci per settimane.

Il brano — una scommessa sonora che mixava disco, synth e new wave — fu inizialmente accolto con sospetto da alcuni puristi del punk, ma fu proprio quella contaminazione a renderlo universale.

“Sapevamo che Heart of Glass era diversa, ma non pensavamo che avrebbe avuto un successo così folle,” dichiarò Chris Stein in un'intervista a Rolling Stone del 1980.

“Mike Chapman ci spinse a registrarla in quel modo. Voleva che suonasse moderna, e noi gli abbiamo dato carta bianca. Ha funzionato.”

Il successo fu così travolgente da travalicare la musica: Parallel Lines diventò anche un’icona visiva.

La copertina Debbie Harry in bianco davanti a una banda di uomini in giacca e cravatta su sfondo a righe — divenne un'immagine pop riconoscibile in tutto il mondo.

Era una rappresentazione perfetta del dualismo della band: dolcezza e durezza, femminilità e potenza, caos punk e precisione pop.


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