History

Funk, rap e rock metal: The Uplift Mofo Party Plan, sogno infranto dei RHCP

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Author image Gianni Rojatti

28 settembre 2025 alle ore 11:51, agg. alle 12:03

Con The Uplift Mofo Party Plan i RHCP fotografano nel 1987 la loro anima crossover: funk, rap, punk e metal in un suono tanto esplosivo quanto fragile.

Pubblicato il 29 settembre 1987, THE UPFLIT MOFO PARTY PLAN è il terzo album dei Red Hot Chili Peppers e l’unico inciso con la formazione originale. Anthony Kiedis, Flea, Hillel Slovak e Jack Irons mettono su nastro un suono che mescola funk, rap, punk e rock metal, testimoniando l’energia di una scena crossover che in quegli anni stava prendendo forma a Los Angeles. Alla regia, il giovane Michael Beinhorn: tastierista e produttore emergente, capace di incanalare l’energia caotica e autodistruttiva della band in un lavoro dal suono potente e definito, destinato a firmare in seguito album per Aerosmith, Soundgarden, Hole, Korn e Marilyn Manson.

Il disco fotografa un momento irripetibile: Slovak è al massimo della sua espressività chitarristica, sorretto dai groove perfetti di Irons, mentre Kiedis e Flea fanno esplodere la personalità della band. Beinhorn contribuisce con una produzione levigata ma incisiva, che rende ancora più evidente la distanza tra la brillantezza creativa del gruppo e il destino che di lì a poco lo avrebbe travolto. Un potenziale enorme, destinato però a interrompersi bruscamente.

La chitarra meravigliosa di Hillel Slovak

C’è un fascino particolare in THE UPFLIT MOFO PARTY PLAN, terzo album dei Red Hot Chili Peppers, pubblicato nel settembre 1987. È il disco che, più di ogni altro, cattura la magia irripetibile della formazione originale: Anthony Kiedis, Flea, Hillel Slovak e Jack Irons. Giovani, gasati, strafatti, i quattro sprigionano un potenziale artistico e musicale sconfinato, fuori controllo, che si riflette in un funk rock scatenato, a tratti stralunato, e in una chimica umana che nessuna altra incarnazione della band riuscirà a replicare. L’album fotografa un momento cruciale. Dopo gli esordi acerbi e sgangherati, i RHCP avevano ormai trovato un’identità precisa: il crossover che mescolava rap, punk, funk e rock metal. Non si trattava solo di contaminazioni: era una forma musicale nuova, aggressiva e vitalissima, che sublimava quel fermento culturale e musicale di fine anni ’80, in cui si sarebero intrecciati Beastie Boys, Run DMC, Living Colour, Jane’s Addiction. In questo contesto, THE UPFLIT MOFO PARTY PLAN appare oggi come la testimonianza più pura di quell’estetica, il punto in cui la band suona con una forza unica prima che tragedie personali ne alterino per sempre la traiettoria. Il cuore pulsante del disco è la chitarra di Hillel Slovak. Rispetto a John Frusciante – che arriverà poco dopo, diventando protagonista della fase più celebrata – Slovak è più ficcante nella pronuncia funk, chirurgico nei riff distorti, attentissimo nella gestione degli effetti. Se Frusciante brillerà per il piglio hendrixiano, l’eclettismo quasi zappiano e quella verve hippie con chitarra elettrica, Slovak lascia qui una firma citaristica e musicale meravigliosa: rigorosa, moderna, espressiva, controllata e dirompente insieme. La sua scomparsa prematura per overdose, appena un anno dopo l’uscita del disco, non solo stroncherà quel percorso, ma porterà anche Jack Irons ad abbandonare la band, devastato dalla perdita. I Red Hot Chili Peppers, costretti a reinventarsi, troveranno la loro dimensione definitiva con l’arrivo di John Frusciante e Chad Smith. È questa la formazione che porterà al capolavoro BLOOD SUGAR SEX MAGIK (1991), l’album che li consacrerà come una delle band più influenti del rock alternative anni ’90. Ma THE UPFLIT MOFO PARTY PLAN  resta il grande rimpianto: un disco che solletica la curiosità su quanto avrebbe potuto essere diversa la storia della band se quella line up fosse sopravvissuta.



La cura del suono

Ascoltandolo oggi, colpisce la cura del suono. Molti dei tratti stilistici che ritroveremo in BLOOD SUGAR SEX MAGIK sono già presenti, seppur declinati con un piglio più metal e con una produzione tipicamente anni ’80: potente, levigata, attenta alla definizione di ogni dettaglio. È un disco che chiede di essere ascoltato con un buon paio di cuffie o un impianto hi-fi: batteria rotonda e riverberata, basso incontenibile e metallico, chitarra ora funky ora rock-metal, tutto scolpito in un paesaggio sonoro perfetto, avvolgente, quasi patinato. Non a caso, il sound ricorda più gli INXS, i Duran Duran o Prince che non i futuri RHCP. La vera rivoluzione arriverà dopo, quando BLOOD SUGAR SEX MAGIK riporterà il gruppo alla sporcizia e alla veracità del rock anni ’60 e ’70, linguaggio che diventerà il nuovo alfabeto sia del grunge sia di molto alternative rock degli anni ’90. Ma THE UPFLIT MOFO PARTY PLAN conserva il suo valore come fotografia nitida della scena crossover più eccentrica e scatenata della seconda metà degli anni ’80.

Quattro Canzoni

Per coglierne appieno l’anima, quattro tracce sono imprescindibili:

“Backwoods”: la cifra perfetta del sound del disco: una sberla funk suonata  in con furia hard rock. Irresistibile.

“Fight Like a Brave”: è l'apertura dinamitarda del disco, unica vera hit estratta come singolo. Un condensato della formula RHCP ispiratissimi e fuori controllo: rap, cori goliardici, basso slap e una meravigliosa potenza rock.

Subterranean Homesick Blues”: cover di Dylan, stravolta e sorprendentemente calata nello stile funk, rap e rockdella band.

Behind the Sun”: probabilmente il brano più noto, scelto anni dopo per la prima raccolta di successi. Etereo, psichedelico, con un tocco mediorientale: testimonianza della versatilità del loro DNA musicale.



In definitiva, THE UPFLIT MOFO PARTY PLAN è un disco divertentissimo, energico, prodotto con i guanti e suonato con  furia, perfetto per raccontare cos’era quella scena di fine anni ’80 in cui rap, funk, punk e metal si inseguivano e si mescolavano senza regole. Un merito particolare va al produttore Michael Beinhorn. All’epoca era poco più che un giovane tastierista e arrangiatore, appena emerso nel circuito jazz-funk per la collaborazione con Herbie Hancock. Eppure seppe incanalare l’energiatalvolta autodistruttiva – dei Chili Peppers in una produzione potente, curata, pulita, che diede forma concreta al caos della band. La sua regia sonora fu decisiva per la riuscita dell’album. Non a caso, proprio da lì Beinhorn avrebbe intrapreso una carriera da produttore tra le più autorevoli e fortunate della storia del rock, firmando album per Aerosmith, Ozzy Osbourne, Hole, Soundgarden, Korn e Marilyn Manson. La sua prova di forza in THE UPFLIT MOFO PARTY PLAN resta il primo tassello di un percorso leggendario.  


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