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Dentro il suono degli Inhaler

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Author image Gianni Rojatti

29 dicembre 2025 alle ore 17:41, agg. alle 18:16

Entriamo nel mondo musicale degli Inhaler concentrandoci su OPEN WIDE: un disco che racconta il loro equilibrio tra tradizione rock e linguaggio contemporaneo

Gli Inhaler sono una delle presenze più solide del rock contemporaneo: giovani e irlandesi, sono poco inclini a manierismi musicali e iper-esposizione da rockstar, molto centrati sul suono e le canzoni. Una band che guarda alla tradizione senza nostalgia, usando il passato come base per costruire musica nuova.

OPEN WIDE (2025) è il disco che meglio racconta questa attitudine: songwriting curato, richiami anni Ottanta, sperimentazione misurata e una forte identità da band. Un album che aiuta a capire perché gli Inhaler funzionano e perché continuano a crescere

Nessun revival

Esiste un’idea molto semplice — e tutt’altro che scontata — di come andrebbe fatto il rock oggi: conoscere la tradizione, rispettarla, citarla apertamente, ma senza mai trasformarla in un esercizio di stile o in una riproduzione nostalgica. In questo senso gli Inhaler incarnano una delle espressioni più credibili del rock contemporaneo. Un percorso simile a quello dei Turnstile, capaci di attingere con decisione dall’estetica e dai suoni degli anni Ottanta trasformandoli però in materia viva, attuale, funzionale a nuova musica. Non revival, ma continuità. Gli Inhaler sono una presenza ricorrente nella Top 20 di Radiofreccia e OPEN WIDE è un'ottima chiave di lettura per raccontare la band. Perché, nel loro caso, il rapporto con la tradizione non è solo una scelta estetica: è congenito. Il cantante Elijah Hewson è figlio di Bono degli U2, e da quella scuola eredita soprattutto una sensibilità molto precisa per il songwriting: canzoni curate, riconoscibili, capaci di essere raffinate senza perdere immediatezza. OPEN WIDE, terzo album della band, è il disco della consapevolezza. Non tanto per un cambio di direzione, quanto per la solidità con cui gli Inhaler mettono a fuoco il proprio linguaggio. Il suono è compatto, dinamico, costruito su un equilibrio attento tra chitarre essenziali, basso elastico, batteria sempre presente e un uso dei synth che guarda dichiaratamente agli anni Ottanta, ma con un approccio moderno. Non c’è mai l’idea di rifare un’epoca: quei suoni diventano colori, strumenti espressivi per costruire qualcosa di nuovo.


Evitare i confronti

La voce di Hewson è centrale in questo equilibrio. Non ha la potenza né l’enfasi del padre, e proprio per questo funziona così bene: è ficcante, misurata, sempre al servizio delle canzoni. Evita il virtuosismo e, soprattutto, evita confronti inutili. I testi riflettono una fase di passaggio generazionale — quella che lo stesso Hewson ha definito una sorta di “quarter-life crisis” — fatta di crescita, smarrimento, relazioni, ricerca di identità. Brani come “Eddie In The Darkness” o “Billy (Yeah Yeah Yeah)” usano personaggi e immagini per raccontare queste tensioni senza mai scivolare nell’autocompiacimento. Dal punto di vista sonoro, il disco mostra una band che non ha paura di allargare il proprio perimetro. I richiami al post-punk, al britpop e al rock alternativo convivono con aperture pop e suggestioni soul, come dimostra l’uso dei cori gospel in alcuni episodi. La parte finale dell’album è particolarmente significativa: gli ultimi brani - "Hole In The Ground" su tutti - cambiano passo, rallentano, si aprono a soluzioni più atmosferiche e persino folk rock, senza perdere coerenza. È una variazione che non spezza l’ascolto, ma lo arricchisce. Non c’è, nel suono degli Inhaler, un elemento che si imponga sugli altri come marchio dominante — non esiste una “chitarra guida” alla The Edge, per intenderci. Qui il centro è la band, l’insieme. Ed è proprio questo a rendere OPEN WIDE un disco riuscito: la capacità di concentrarsi sugli arrangiamenti funzionali alla canzone, l'arte di tenere insieme tradizione e presente senza forzature, di usare il passato come base e non come rifugio. Gli Inhaler non rincorrono il mito del rock, lo trattano con rispetto e lo rimettono in circolo con naturalezza. In un’epoca che chiede continuamente novità, presenza costante e iper-esposizione, scelgono un passo più misurato, meno social, più concentrato sulla musica. OPEN WIDE è la fotografia più nitida di questo approccio: un album che spiega perché questa band continui a trovare spazio, ascolto e credibilità. E perché, oggi, il rock possa ancora funzionare così.


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