Deftones: “My Mind Is a Mountain”, il ritorno tra nu metal e shoegaze
29 settembre 2025 alle ore 21:17, agg. alle 12:01
My Mind Is a Mountain” segna il ritorno dei Deftones: potenza metal, atmosfere shoegaze e un successo che ribadisce la loro centralità nella scena nu metal
Presente nella nostra TOP 20 “My Mind Is a Mountain”, è il singolo di lancio dell’album PRIVATE MUSIC, segna il ritorno dei Deftones dopo cinque anni di silenzio. È un brano che fotografa alla perfezione la loro identità: ferocia e delicatezza, muri di distorsione, oasi rarefatte di suono e melodie limpide, intrecciati senza compromessi.
Il pezzo parte con riff di chitarra bassissimi, marchio di fabbrica che lega i Deftones alla scena nu metal e alternative metal di fine anni ’90, di cui restano tra i rappresentanti più autorevoli. Stephen Carpenter lavora su accordature basse e distorsioni estreme, creando un peso sonoro che si intreccia con il drumming tecnico e dinamico di Abe Cunningham. Questa è la componente più feroce del gruppo: un’onda compressa di energia che affonda nelle origini metal della band.
Continua evoluzione
Ma i Deftones non si limitano alla cattiveria. “My Mind Is a Mountain” si apre squarci eterei con tappeti elettronici e riverberi shoegaze: quel linguaggio nato negli anni ’90 che predilige atmosfere oniriche, muri di chitarre saturi e soffocati nel riverbero e voci usate come tappeti, come strumenti. Frank Delgado plasma questi scenari con campionamenti e tastiere, dilatando la forma del brano. In mezzo a questo dualismo c’è la voce di Chino Moreno, capace di passare da urla laceranti a linee melodiche cristalline. La forza di “My Mind Is a Mountain” sta proprio lì: al di là dell’arrangiamento, la melodia è talmente solida che potrebbe reggere anche in una versione spogliata, chitarra e voce. “My Mind Is a Mountain” non è solo un ritorno in grande stile per i Deftones: è il loro primo vero trionfo in classifica. Il singolo ha raggiunto la vetta della Mainstream Rock Airplay di Billboard, il primo numero uno in ventisette anni di carriera. Un risultato che arriva dopo un’attesa interminabile: il gruppo aveva debuttato in quella chart nel 1998 con “Be Quiet and Drive (Far Away)” fermandosi al numero 29, e in seguito non era mai andato oltre la terza posizione con brani come “Change (In the House of Flies)”, “Tempest” e “Ohms”. Le recensioni hanno sottolineato la solidità della scrittura e la qualità della produzione di “My Mind Is a Mountain”, evidenziando come il brano riesca a bilanciare i tratti storici della band con nuove sfumature. Per molti critici, “My Mind Is a Mountain” è una dichiarazione d’intenti: riaffermarsi come riferimento dell’alternative metal contemporaneo, senza inseguire mode effimere ma rilanciando i propri codici in chiave attuale. È un riconoscimento che non fotografa solo il successo di un singolo, ma la tenuta di una band capace di crescere nel tempo.
White Pony
I Deftones nascono a Sacramento nel 1988 e in oltre tre decenni hanno costruito un percorso che li rende tra i nomi più autorevoli dell’alternative metal. Sono spesso associati al nu metal, ma in realtà la loro cifra è sempre stata quella di superare i confini di genere: riff pesanti e accordature ribassate tipiche del metal si mescolano con atmosfere shoegaze, suggestioni darkwave e aperture melodiche che li distinguono da chiunque altro. Al centro di questa alchimia c’è la voce di Chino Moreno, capace di passare dallo screaming più abrasivo a linee soffici e sospese. La band lavora per contrasti: esplosioni feroci che si alternano a momenti rarefatti, muri di chitarra compressi che si aprono in spazi eterei. È questa dialettica a rendere la loro musica unica: una continua tensione tra potenza e fragilità, tra urgenza tecnica e fisica del metal e dimensione onirica. Le influenze sono ampie e riconoscibili: dal grunge dei Nirvana e dei Soundgarden all’alternative rock degli Smashing Pumpkins, fino al metal classico dei Pantera e dei Metallica. Ma emergono anche tracce di trip-hop, new wave e post-punk, innesti che hanno dato spessore a una produzione sempre in evoluzione. Non a caso, pur partendo come pionieri del nu metal, i Deftones hanno progressivamente plasmato un linguaggio personale, che ha influenzato intere generazioni di musicisti alternativi. Il loro disco simbolo resta WHITE PONY (2000), il punto in cui la band ha raggiunto una maturità compositiva capace di unire aggressività e ricerca. In brani come “Change (In the House of Flies)” e “Digital Bath” si coglie perfettamente l’equilibrio tra distorsioni granitiche e atmosfere sognanti, un marchio di fabbrica che da lì in avanti diventerà identità. WHITE PONY non solo ha consacrato i Deftones, ma continua a essere un riferimento imprescindibile per capire come il metal possa aprirsi a contaminazioni raffinate senza perdere intensità.