Chad Smith: il batterista che ha dato solidità rock e potenza al suono dei Red Hot Chili Peppers
24 ottobre 2025 alle ore 14:44, agg. alle 14:30
Nel crossover funk-punk dei Red Hot Chili Peppers, Chad Smith è stato il presidio stilistico più vicino al rock classico: groove, feeling e timing granitico.
Puntiamo i riflettori su uno dei batteristi più incisivi e riconoscibili del rock contemporaneo: Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers. Se la band è famosa per l’incontro crossover tra funk, alternative, punk, pop e rock, Smith — entrato nel 1988 — è l’uomo che ne ha consolidato la struttura rock, portando forza, precisione e una musicalità diretta.
Il suo drumming tiene insieme il basso funk di Flea, la voce rap di Anthony Kiedis e la chitarra Hendrixiana e stralunata di John Frusciante, restituendo ai Chili Peppers una pulsazione più vicina al rock classico. Nato il 25 ottobre 1961 a Saint Paul, Minnesota, Smith ha saputo tradurre l’eredità di John Bonham in un linguaggio personale, declinato nel rock alternativo e contaminata degli anni '90.
Storia e stile
Chad Smith è uno di quei batteristi che hanno aggiornato il ruolo del loro strumento nel rock moderno. Quando entra nei Red Hot Chili Peppers nel 1988, la band è già conosciuta per l’energia funk e l’attitudine punk, ma è con lui che trova il punto di equilibrio tra le due anime. Smith arriva con una formazione da batterista rock puro, cresciuto a blues, hard rock e Led Zeppelin: è lui che consolida la spina dorsale rock dei Chili Peppers e ne orienta la maturità sonora. Se Flea rappresenta la componente più ritmica funk, John Frusciante quella alternative ora più melodica, ora più eccentrica e Anthony Kiedis l’approccio rap e hip hop, Chad Smith è il baricentro che riporta tutto al terreno del rock. È il batterista che, dentro un linguaggio contaminato, tiene il tempo con solidità e impatto fisico, mantenendo quella connessione diretta con la tradizione. Nei primi album la band era più istintiva, quasi crossover, ma con Smith — a partire da MOTHER’S MILK (1989) e soprattutto con BLOOD SUGAR SEX MAGIK (1991) — i Red Hot consolidano la loro identità, attingendo alla potenza del rock anni ’60 e ’70, da Jimi Hendrix ai Rolling Stones. Il suo stile combina forza e misura. Colpi secchi, groove lineari e un senso del tempo che tiene insieme l’elasticità funk con la concretezza rock. In “Give It Away”, “Suck My Kiss” o “Can’t Stop” il suo modo di accentare e lasciare spazio al basso di Flea crea un equilibrio che è ormai marchio della band. L’approccio è diretto: suono asciutto, nessun virtuosismo fine a sé stesso, ma un groove che sostiene l’intera architettura musicale. Nato nel 1961 a Saint Paul, Minnesota, Smith cresce in una scena in cui il rock classico e il funk convivono. Prima di unirsi ai Chili Peppers, suona in varie band locali, costruendo una tecnica solida, tradizionale, ma con un’attitudine da improvvisatore. Il tocco è potente e preciso, il fraseggio sempre bilanciato tra impatto e controllo.
Fuori dai RHCP
Scopriamo l’ecletticità, la potenza e il carattere del batterismo di Chad Smith attraverso quattro collaborazioni fuori dal mondo dei Red Hot Chili Peppers. Progetti diversi per stile e linguaggio, ma uniti da un tratto comune: la capacità di Smith di restare riconoscibile ovunque, mantenendo intatto il suo equilibrio tra rock, tecnica e pulsazione funk.
Glenn Hughes – Soul Mover (2005)
Uscito all’inizio dei Duemila, Soul Mover è il decimo album solista di Glenn Hughes, voce e basso dei Deep Purple, collaboratore dei Black Sabbath e musicista capace di fondere blues, funk e soul dentro l’hard rock più classico. Per questo lavoro Hughes si circonda di un ensemble di grandi musicisti, tra cui spiccano tre membri dei Red Hot Chili Peppers: John Frusciante, Dave Navarro — la “meteora” del periodo One Hot Minute — e Chad Smith, presenti in diverse tracce. La title track “Soul Mover” è il cuore del disco: il trio Hughes–Navarro–Smith genera un sound energico, vicino al funk-rock di BLOOD SUGAR SEX MAGIK ma filtrato da una prospettiva più hendrixiana e hard. Smith è al massimo della sua espressione: solido, coerente, con un groove funk che serve pienamente la potenza del rock. Un super incontro musicale che avrebbe meritato di proseguire.
Ozzy Osbourne – Ordinary Man (2020)
Il brano “Ordinary Man” è uno dei momenti più intensi della carriera di Ozzy Osbourne: una riflessione sulla propria storia, dai Black Sabbath alla carriera solista. Il video ne sottolinea il carattere celebrativo, tra immagini d’archivio e memoria personale. La formazione è stellare: Chad Smith alla batteria, Duff McKagan e Slash — l’anima più autentica dei Guns N’ Roses — completano un ensemble di grande mestiere. Smith dimostra ancora una volta la sua maturità musicale: batterista di enorme tecnica e personalità, sceglie di dosarsi, mettendo il proprio suono interamente al servizio della canzone. Il suo drumming, asciutto ma denso, mantiene la tensione sotto una delle proverbiali “cascate di note” di Slash, esplosiva ma sempre lirica. È il perfetto esempio della sua forza: saper contenere la tecnica per far emergere la canzone.
Post Malone – Take What You Want (2019)
Ancora una volta è Ozzy Osbourne la connessione per ritrovare Chad Smith fuori dai Red Hot Chili Peppers. “Take What You Want”, brano di Post Malone con Travis Scott e Ozzy, unisce rock e trap in una produzione firmata da Andrew Watt, autore anche del notevole assolo di chitarra finale. Il suono è fortemente filtrato, processato, con batteria e strumenti immersi in una trama elettronica che a tratti sembra campionata. Eppure è proprio Smith a dare consistenza al brano: il suo tocco emerge anche sotto gli strati digitali, portando una connotazione rock a un contesto lontano dal suo linguaggio abituale. Riesce a inserirsi in un mix compresso e moderno senza perdere il suo groove rock umano e riconoscibile.
Chickenfoot – Soap on a Rope (2009)
Alcuni musicisti raggiungono la grandezza non per la ricerca di un’estetica o di un’identità artistica complessa, ma perché incarnano l’essenza più pura della gioia di suonare. Sono straordinariamente bravi, efficaci, e non c’è nulla che amino di più che stare a suonare insieme, al massimo volume, senza secondi fini. I Chickenfoot nascono esattamente da questa attitudine. Il gruppo riunisce quattro nomi monumentali: Chad Smith, Joe Satriani, una delle leggende viventi della chitarra strumentale e mentore di Kirk Hammett e Steve Vai; Michael Anthony, storico bassista dei Van Halen e Sammy Hagar, voce della fase più solare e melodica dei Van Halen. In “Soap on a Rope” si respira quell’hard rock diretto e viscerale che nasce dalla pura intesa tra musicisti di razza. Smith è nella sua dimensione ideale: potente, preciso, ironico, con chiari richiami a John Bonham e l’inconfondibile impronta funk che gli appartiene. Un episodio che restituisce il senso più genuino del rock: suonare bene, suonare forte e divertirsi a farlo.