Celebrity Skin, la california rock raccontata da Courtney Love e le Hole
08 settembre 2025 alle ore 17:05, agg. alle 17:35
Nel settembre del 1998 le Hole collassavano dopo il successo di Celebrity Skin, un ritratto rock su Hollywood e le sue contraddizioni firmato Courtney Love
Nel settembre del 1998, le Hole pubblicano Celebrity Skin, un disco che, con il senno di poi, rappresenta l’apice e al contempo l’inizio della fine di una delle band più emblematiche degli anni ’90.
Courtney Love, già vedova sacra dell’icona Kurt Cobain e regina della scena grunge più mediatizzata e controversa, lascia definitivamente le chitarre sporche e le urla sgraziate di Live Through This per abbracciare una produzione pulita, melodica, persino radiofonica.
Celebrity Skin è il suono di una band che vuole piacere a Hollywood, ma ricordando sempre di venire da un percorso fatto di chitarre distorte, eccessi e vita rock'n'roll.
Nel periodo che precede Celebrity Skin, Courtney Love è ovunque. È nel dolore pubblico per la morte di Cobain (1994), è nelle sale cinematografiche con The People vs. Larry Flynt (1996), dove riceve una candidatura ai Golden Globe, ed è nei tabloid, dove diventa la musa tossica e intelligente di un’America in bilico tra ammirazione e condanna.
La sua band, le Hole, è a un bivio. Dopo il successo underground e postumo di Live Through This, i fan si dividono: chi vede in Love una truffa mediatica, chi la considera una delle frontwoman più autentiche della sua generazione. In mezzo, lei decide di spostare l’asse della narrazione: non più solo dolore, ma anche ambizione, rivincita, glamour. E Celebrity Skin è l’arma perfetta.
California screaming
Celebrity Skin nasce a Los Angeles, e Los Angeles si sente in ogni nota. Il sole abbagliante che nasconde le crepe, il mito della celebrità che divora sé stesso, l’ossessione per l’immagine e la superficie. Courtney vuole un disco californiano, ma non come i Beach Boys: un disco che parli della decomposizione lenta del sogno americano tra chirurgia plastica e crisi d’identità.
Alla scrittura contribuisce in modo fondamentale Billy Corgan, leader degli Smashing Pumpkins e all’epoca coinvolto sentimentalmente con Love. Nonostante non venga ufficialmente accreditato come produttore, Corgan co-scrive diverse canzoni, tra cui la title track. Il suo tocco è evidente nella struttura melodica e nella cura per gli arrangiamenti. È lui, secondo molti, a indirizzare la band verso un sound più power pop, allontanandola dalle sonorità abrasive del passato.
Se il riff portante e memorabile di Celebrity Skin vi ricorda molto da vicino il sound di Corgan, no, non è un caso.
L’omonima “Celebrity Skin” è il singolo apripista ed è, senza dubbio, uno dei pezzi rock più iconici degli anni ’90. Con un riff che ti entra in testa al primo ascolto, un testo che gioca tra ironia e disillusione (“Oh, make me over / I’m all I wanna be / A walking study / In demonology”), e un videoclip che trasuda cinema e plastica, il brano diventa un successo immediato.
La canzone arriva al numero 1 della classifica Modern Rock Tracks di Billboard, viene utilizzata in film, serie TV, spot pubblicitari. È la consacrazione mediatica della band e il simbolo di una Courtney Love vampira del pop, capace di risucchiare il glamour per risputarlo con rabbia e intelligenza.
Il caso Patty Schemel e le tensioni in studio
Per produrre il disco viene chiamato Michael Beinhorn, già al lavoro con Soundgarden e Red Hot Chili Peppers.
Beinhorn è noto per essere un perfezionista ossessivo, e con Celebrity Skin non fa eccezione: la batterista Patty Schemel, storica componente del gruppo, viene esclusa dalle registrazioni e sostituita da session man.
Nonostante avesse suonato durante le fasi di pre-produzione, Beinhorn – insoddisfatto della sua resa in studio – insistette per sostituirla. La scelta ricadde sul turnista Josh Freese, uno dei batteristi più richiesti dell’epoca.
La mossa fu devastante per gli equilibri interni della band. Schemel, una delle fondatrici del suono delle Hole, si sentì tradita, spinta verso una spirale autodistruttiva che la portò a lottare con problemi di droga e depressione. La decisione alimentò il già fragile clima tra le componenti della band, minando l’unità che aveva reso possibile Live Through This.
Beinhorn, nel frattempo, operava con chirurgia digitale. Ogni parte veniva registrata e sovraincisa più volte, ogni traccia di chitarra analizzata e rifatta se non perfettamente intonata o ritmicamente precisa. Si stima che alcuni brani contengano decine di take sovrapposti, con un lavoro di editing degno di una produzione pop.
Billy Corgan, sebbene non ufficialmente riconosciuto come produttore, fu presente anche in alcune sessioni di studio. Era lì per garantire che la visione iniziale non venisse compromessa dalla tirannia tecnica di Beinhorn. Le sue linee guida armoniche e strutturali venivano difese con fermezza, e spesso aiutava Courtney a riformulare bridge e chorus per renderli più efficaci in fase di missaggio.
In alcuni momenti, raccontano i tecnici del suono, la tensione tra Corgan, Love e Beinhorn era quasi ingestibile
Courtney, sebbene insofferente a tratti, accettò di sottoporsi al metodo per ottenere il risultato desiderato: un suono lucido, major, ma comunque personale. La sua voce venne ripresa in moltissime take, alcune delle quali registrate alle quattro di mattina, dopo ore di discussioni e riscritture compulsive dei testi.
Il prezzo della celebrità in cima alle classifiche
Le dieci tracce che compongono Celebrity Skin raccontano, ciascuna a modo suo, il prezzo della celebrità. In “Malibu”, Love canta la bellezza dell’oceano come illusione, mentre in “Awful” denuncia l’industria discografica e la mercificazione delle donne nel rock. “Boys on the Radio” è una ballad nostalgica che suona come una lettera d’addio alla scena grunge.
Il linguaggio è cinematografico, ironico, disperato, ma sempre controllato. Non c’è traccia delle urla grezze di Pretty on the Inside: qui Love è regista di sé stessa, e ogni parola è una battuta in un copione ben scritto.
Alla sua uscita, Celebrity Skin riceve recensioni entusiastiche. Rolling Stone parla di “un capolavoro pop post-grunge”, mentre il New York Times definisce Love “la più grande rockstar donna del momento”. Il disco debutta alla posizione n.9 della Billboard 200 e vende oltre un milione di copie solo negli Stati Uniti.
Ma non tutti sono contenti. I fan della prima ora accusano Courtney di essersi venduta, di aver abbandonato le sue radici punk. La stessa band, dietro le quinte, è al collasso: Melissa Auf der Maur entra come bassista in tour, ma i rapporti tra le componenti sono ormai logorati.
Il tour mondiale che segue è trionfale, ma instabile.
Dopo pochi anni, le Hole si sciolgono. Il tentativo di riformarle nel 2010 fallisce rapidamente. Resta Celebrity Skin, testamento di un’epoca in cui il rock si fece glamour,