History

Bon Jovi e l'esplosione di Slippery When Wet

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Author image Gianluigi Riccardo

18 agosto 2025 alle ore 16:46, agg. alle 17:35

Nell'estate del 1986 i Bon Jovi diventavano un fenomeno mondiale segnando per sempre il rock anni '80 con Slippery When Wet

Nell’estate del 1986, il mondo del rock americano si ritrovò improvvisamente al centro di uno dei dischi che ridefinirono il genere in quegli anni: Slippery When Wet.

Il terzo album dei Bon Jovi esplose letteralmente ovunque, dalle radio alle classifiche di tutto il pianeta e fu il primo della band originaria del New Jersey a raggiungere la vetta della prestigiosa Billboard 200.

Ma il successo dei Bon Jovi non fu qualcosa di improvviso, anzi, e viene da una storia fatta di sudore e ambizioni rincorse sera dopo sera, frustrazione dopo frustrazione.

La band, formata da Jon Bon Jovi (voce), Richie Sambora (chitarra), David Bryson (chitarra ritmica), Alec John Sutliffe (basso), Tico Torres (batteria), già si era fatta notare con “7800° Fahrenheit” (1985), ma il disco non aveva sfondato come sperato.

C’era un desiderio feroce di farcela, del resto Jon Bon Jovi ha cominciato spazzando i pavimenti, partendo dal basso ed ora sentiva il fiato sul collo e il rischio di essere in ritardo alla festa.

Una svolta necessaria

La pressione cresceva, sia dal punto di vista commerciale che emotivo, e la paura di essere solo uno dei tanti act perduti degli anni'80 cominciava a fare visita alla band che aveva bisogna di una svolta necessaria, di qualcosa che riuscisse a portare un sound elettrizzante senza perdere di vista l'immediatezza.

Uno slancio finale che arrivò come un mezzo miracolo proprio con Slippery When Wet che finì per essere un successo mondiale, in vetta alla Billboard 200 per otto settimane e, infine, album più venduto della band e quindici volte disco di platino solo negli USA.

Dopo un disco deludente come 7800° Fahrenheit (1985), la band sentiva di essere sul filo del rasoio e cercò una svolta che arrivò affidandosi a Desmond Child, cantautore esperto - quello di I Was Made For Loving You dei KISS, per intenderci - che portò un tocco di pop maturo alle melodie hard rock dei Bon Jovi.

È il 1986: MTV è regina, i video contano, il glam metal impera. I gruppi che dominano le chart vestono pantaloni attillati, hanno i capelli cotonati e i ritornelli che entrano in testa al primo ascolto. In questo clima, i Bon Jovi scelgono una via capace di unire hard‑rock e melodicità pop, testi romantici, un’immagine da ragazzo dellʼAmerica di provincia che ce l’ha fatta



La scintilla: da “Wanted Dead or Alive” a “Livin’ on a Prayer”

L’album nasce sull’onda del desiderio di scrivere canzoni che suonassero 'huge', grandi, vere. La collaborazione Jon‑Richie si affina: i primi riff nascono nei backstage, o durante i soundcheck, dove Richie improvvisa chitarre acustiche e Jon canta melodie che ti rimangono attaccate addosso. “Wanted Dead or Alive”, nata mentre Jon era in tour e si sentiva un cowboy di periferia, parla di solitudine e riflessioni su cosa significhi stare su un palco ogni sera. Ed è proprio quel suono di steel e battiti di tamburo che crea un’atmosfera epica, quasi western.

Jon e Richie fecero le prime demo nel seminterrato dei Sambora, nel New Jersey, inondato dall’urgenza creativa e dai riff improvvisati. Arrivarono a preparare circa 30 brani, poi sottoposti ad un 'test popolare' facendo ascoltare i brani ai ragazzi di una pizzeria vicino allo studio che votarono le canzoni migliori — semplice e geniale.

Ma il colpo di genio – che non era affatto scontato – è “Livin’ on a Prayer”. Il riff di chitarra e basso è ossessivo, il testo semplice e universale: Tommy e Gina, due giovani lavoratori, cercano di resistere alla crisi. Jon scrive il testo pensando alla classe operaia, ai turni, alle buste paga risicate. Richie plasma una chitarra parlante, che suona come un grido di speranza. È il moderno inno dei working‑class heroes.



La nascita di Slippery When Wet

Per registrare “Slippery When Wet” i Bon Jovi si affidano al producer Bruce Fairbairn, già noto per il suo suono pulito ma potente, e al leggendario Bob Rock, che poi farà il botto con Metallica più avanti. Lo studio: Little Mountain Sound Studios a Vancouver, Canada — freddo fuori, caldo dentro. Fairbairn vuole i ritornelli pieni, corposi: vuole il pubblico che canta in coro o in auto, a palla.

Si registra quasi come se si stesse correndo una maratona. I dettagli contano: le chitarre sono sovraincise, doppie, arricchite da armonici; la voce di Jon è compressa al punto giusto, per essere dolce e graffiante; la batteria di Tico suona aperta, con tanto piatto e rullante secco; il basso sostiene il groove.

C'è energia, entusiasmo e un'intensità incredibile tutta concentrata verso l'unico scopo dei Bon Jovi: fare arrivare quei pezzi di cuore alla gente.

La scrittura è un contrappunto tra anthem urbani e ballate melodiche. I testi glorificano la resistenza (Livin' on a Prayer), l’autostima (You Give Love a Bad Name), il dolore nascosto sotto un velo di promesse (Wanted Dead or Alive), la nostalgia e il desiderio (Never Say Goodbye), e l’ironia sul sesso e tentazioni (“She Don’t Know Me”, ma è più “the boss” ammiccante). Il titolo dell’album è una battuta che Jon legge sulla segnaletica di un’autostrada bagnata; la frase “slippery when wet” è un invito scherzoso e pungente: attenzione, la gloria può essere scivolosa — ma ci si vola alla grande.


Il successo dell'album

L’album esce il 18 luglio 1986. Solo pochi giorni dopo, le radio americane e MTV non possono più farne a meno: “You Give Love a Bad Name” balza in top 10; poco dopo “Livin’ on a Prayer” scala le classifiche fino al numero 1.

È un uraganomediatico: i video sono in heavy rotation; i fan si vestono da rocker pop‑glam, i magazine parlano di “next big thing”.

L’album resta al #1 di Billboard 200 per settimane , diventando il loro primo disco d’oro, poi platino quadruplo, prima magica raccolta di milioni di copie vendute.

È un inno generazionale: giovani disoccupati, ragazzi di periferia, stagisti in crisi, tutti si ritrovano nella voce di Jon, nel riff sudato di Richie, nella batteria pulsante di Tico.

“Slippery When Wet" riuscì a ridefinire i Bon Jovi come band globale. Da club di provincia a leggende dell’arena rock. È l’album che li catapulta nel jet‑set internazionale, li trasforma in superstar e dà vita a un’immaginario da suonare a volume 11.

Da allora, ogni loro live si fonda su quelle canzoni, quei riff, quei “ooh‑ooh” urlati all’unisono e igni nuovo fan dei Bon Jovi e dell'hard rock anni'80 deve passare da “Slippery When Wet” come da un battesimo del fuoco.

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