Avril Lavigne e UNDER MY SKIN: un disco da riscoprire
26 settembre 2025 alle ore 14:41, agg. alle 16:53
Con UNDER MY SKIN Avril Lavigne spinge il pop-punk verso suoni più cupi e intensi, anticipando l’emo pop e influenzando il rock contemporaneo.
Nata il 27 aprile 1984, Avril Lavigne compie gli anni con alle spalle una carriera che l’ha resa uno dei volti più riconoscibili del rock dei primi Duemila. Un’occasione perfetta per tornare su UNDER MY SKIN (2004), il suo album più rilevante a livello artistico.
Un disco che, con un suono cupo e stratificato, ha anticipato l’emo pop e influenzato il rock contemporaneo. Avril dimostra di saper sintetizzare tradizione e modernità, circondata da musicisti di livello mondiale e produttori che ne hanno scolpito un suono potente e, per allora, di grande tendenza
Una grande produzione
Pubblicato nel maggio 2004, UNDER MY SKIN è un disco importante perché agita il suono rock di inizio anni 2000, mettendo in gioco contaminazioni tra le declinazioni allora più in voga (nu metal, punk rock e post-grunge) e, soprattutto grazie a una produzione impeccabile, suoni curatissimi e arrangiamenti accattivanti, diventa un manifesto di stile che ispirerà la scrittura e la produzione di tanti album rock a seguire. Certo, è il disco di una tardo adolescente che fatica ad affrontare l'arrivo dei 20 anni: racconta i tormenti di quell’età e quindi porta con sé una legittima leggerezza e una certa frivolezza di contenuti. In “Don’t Tell Me”, che sembra guardare ad Alanis Morisette, musa di ogni “cantantessa” post anni ’90, Avril affronta le pressioni e le aspettative che gravano su ogni giovane ragazza; “My Happy Ending” parla di un cuore spezzato, configurandosi come il contraltare malinconico di “Sk8er Boi”; “Nobody’s Home” racconta la fuga e la solitudine di una ragazza spezzata; mentre “Slipped Away” è l’intenso tributo al nonno scomparso durante il suo primo tour. Ma nonostante la leggerezza dei temi — comprensibile e legittima vista l’età e il modo in cui sono trattati — il punto è la potenza e la freschezza del suono. UNDER MY SKIN non si limita a riprendere il meglio del rock di quegli anni per metterlo al servizio di un prodotto commerciale: lo mescola e lo fa evolvere. È un disco che ha influenzato artisti e band emo/pop-punk come Fall Out Boy e My Chemical Romance, anticipando l’intensità emotiva e l’estetica teatrale dell’emo pop esploso a metà decennio. Allo stesso tempo rappresenta un picco espressivo di quel pop-punk e punk rock a cui Avril era spesso ricondotta, ma che qui supera la monotonia grazie a un approccio più dark e strutturato. L’uso di arrangiamenti orchestrali, tastiere e una produzione diversificata hanno contribuito a creare un sound stratificato e più complesso del rock mainstream dell’epoca. Il team di produttori fu ampio: Don Gilmore, Butch Walker, Raine Maida e altri nomi di peso plasmarono il disco, ma Avril non rimase affatto spettatrice passiva. Dichiarò lei stessa di essere stata coinvolta in ogni dettaglio, dal suono della batteria alle chitarre fino alle strutture. La sua presenza nel songwriting e nella cura del sound fu decisiva. Accanto a lei, una rosa di musicisti di altissimo livello: Josh Freese, già con Nine Inch Nails, Alice Cooper e Offspring, futuro batterista dei Foo Fighters; Kenny Aronoff, storico batterista al fianco di McCartney, Sting e Smashing Pumpkins; Phil X, oggi chitarrista dei Bon Jovi, allora già al fianco di Rob Zombie e Alice Cooper. Un cast tecnico e strumentale che spiega la qualità musicale e la precisione di ogni parte del disco.
Qualcosa di nuovo e personale
All’inizio dei 2000 la scena rock era in una fase piuttosto stantia: le novità più eccitanti arrivavano dall’indie (The Strokes, Arctic Monkeys) o dal garage revival (White Stripes, The Hives). I generi dominanti esplosi sul finire dei ’90 — nu metal (Linkin Park, Limp Bizkit), post-grunge (Nickelback, Creed) e pop-punk commerciale (Blink-182, Good Charlotte) — iniziavano invece a imbolsirsi, vittime di riff ripetitivi, distorsioni esasperate e un cantato spesso troppo enfatico. Un pattern di scrittura e arrangiamento che aveva esaurito la sua spinta creativa migliore. UNDER MY SKIN arriva in quel contesto mainstream e rompe il cliché, portando nuovo vigore con inserti orchestrali, elettronica e soprattutto tecniche digitali di produzione (Pro Tools, editing avanzati) che consentivano un controllo totale sulle tracce: precisione chirurgica sulle batterie, chitarre usate anche come noise decorativo, stratificazioni quasi orchestrali. In questa capacità di sintesi, Avril fu spesso accostata ad Amy Lee e agli Evanescence: pur muovendosi in un ambito più pop rock, UNDER MY SKIN condivideva con il metal melodico di Amy la ricerca di un suono oscuro, imponente e orchestrale. Una vicinanza rafforzata dal fatto che in “Nobody’s Home” suona la chitarra Ben Moody, chitarrista legato al successo degli Evanescence e coinvolto anche nella produzione del brano. Per questo dispiace che un certo elitarismo della comunità rock abbia liquidato l’album solo come un prodotto commerciale per teenager. La qualità musicale e strumentale del disco è evidente e, in più punti, innovativa. Non solo: benché giovanissima, Avril contribuì attivamente alla scrittura e alla produzione, incarnando al meglio ciò che un giovane artista dovrebbe fare — assimilare lessenza della tradizione (punk rock, post-grunge, nu metal) e sintetizzarlo in qualcosa di nuovo e personale.